L'Aula del Senato va avanti come un treno sul ddl Diffamazione approvando la norma 'salva-direttori' anche con il 'no' del governo e la Federazione Nazionale della Stampa proclama uno sciopero di protesta per lunedì.
Sul testo che avrebbe dovuto cancellare il carcere per i cronisti, nato per evitare al direttore de 'Il Giornale' Alessandro Sallusti di finire in galera, il braccio di ferro tra giornalisti e politica é ormai a livelli di guardia. La 'colpa', si spiega anche nel Pd, è la continua trasformazione del provvedimento che ormai "é diventato un obbrobrio giuridico" come spiegano il presidente dei senatori Democratici Anna Finocchiaro e Vincenzo Vita (Pd). A Palazzo Madama, infatti, passa con 122 si, 111 no e 6 astenuti e facendo andar sotto il governo, la proposta di modifica messa a punto dal relatore del ddl Filippo Berselli già ribattezzata 'salva-direttori'.
L'emendamento, ormai introdotto nel testo, prevede che per il direttore e il giornalista, condannati per diffamazione a mezzo stampa con l'attribuzione di un fatto specifico la pena sia differenziata: il giornalista finisce in carcere fino a un anno, mentre il direttore se la cava con una multa fino a 50mila euro. In più, la multa 'cala' quando non c'é dolo. Il direttore o il vice direttore responsabile che omette di esercitare "sul contenuto del periodico da lui diretto il controllo necessario ad impedire che con il mezzo della pubblicazione sia commesso il reato" di diffamazione a mezzo stampa per fatto determinato "é punito, a titolo di colpa, se tale reato è commesso, con la pena della multa da 2.000 a 20.000 euro". Infine, nel caso in cui l'autore dell'articolo "sia ignoto o non identificabile ovvero sia un giornalista professionista sospeso o radiato dall'ordine", la multa si riduce applicando "la pena da 3 mila a 30 mila euro".
Esattamente il 'caso Sallusti-Farina' visto che Renato Farina, ex collaboratore dei Servizi e deputato Pdl, si è autodenunciato come il vero autore del pezzo 'incriminato' che firmò con lo pseudonimo 'Dreyfus'. Passata la norma 'salva-direttori' con il 'si' di Pdl, Lega, e Coesione Nazionale, il vicepresidente di turno Vannino Chiti, firmatario con Maurizio Gasparri della versione originaria del ddl, sospende la seduta e rinvia tutto a lunedì pomeriggio. C'é da votare l'articolo 1 nel suo complesso, il vero cuore del provvedimento visto che contiene non solo la norma Berselli, ma anche la previsione fino a un anno di carcere per i cronisti come alternativa alla multa (sempre fino a 50.000 euro), e si attendono sorprese. Il Pd, infatti, su questa parte del testo chiede il voto segreto. Come riconosce subito Anna Finocchiaro. Nelle sedute precedenti era già stata autorizzata la richiesta di Lega e Api di voto segreto, ma questa era stata revocata perché, come aveva spiegato il leghista Roberto Mura "le prossime votazioni sarà bene farle guardandosi negli occhi".
Così a giocare la carta incognita stavolta sono i Democratici. "E' nostra intenzione - spiega Vita che ha raccolto oltre 30 firme per il voto segreto - affossare questo testo che è ormai un pasticcio orrendo". Un vero "mostriciattolo giuridico incostituzionale", interviene il responsabile Giustizia Idv Luigi Li Gotti. "Ma io spero che almeno nel Pdl non si cada nella 'trappola' - commenta Berselli - perché questo, al di là della propaganda, è comunque un buon testo visto che riduce il carcere fino a 1 anno (ora è da 1 a 6 anni) e lo rende alternativo alla multa (ora è carcere più multa) e rende davvero efficace l'istituto della rettifica". Ma nei precedenti voti segreti la politica si è "vendicata sui giornalisti", come osserva ancora Vita, dicendo 'no' alla norma che cancellava il carcere in caso di diffamazione. Così, si assicura nella Lega, "le sorprese non dovrebbero mancare...".