I ritratti, i lungosenna, i cavalli al Bois de Boulogne, i giardini parigini, ma anche le vedute del Vesuvio e delle assolate campagne del Sud: l'intera opera di Giuseppe de Nittis sarà in mostra dal 19 gennaio a Padova, negli spazi di Palazzo Zabarella, per la più importante e completa rassegna realizzata sul maestro pugliese, tra i più amati degli 'Italiens de Paris'. Esposti circa 120 capolavori, alcuni mai visti, altri assenti dall'Italia da molto tempo e provenienti dai maggiori musei e collezioni private italiane e francesi. Intitolata semplicemente 'De Nittis', la mostra, curata da Emanuela Angiuli e Fernando Mazzocca e promossa dalla Fondazione Bano di Padova e dalla Fondazione Antonveneta, è un'ulteriore tappa del progetto decennale sulla pittura dell'800 italiano, che negli anni scorsi ha riproposto artisti come Hayez, Boldini, Signorini, i Macchiaioli, il Simbolismo.
Prendendo le mosse dalla rassegna svoltasi tra il 2010 e il 2011 al Petit Palais, l'evento padovano vuole segnare una svolta negli studi e nella valorizzazione internazionale del pittore pugliese, grazie anche al recupero di lavori poco conosciuti, come quelli che appartengono al ciclo delle vedute londinesi e che arriveranno in Italia grazie ai prestiti di istituzioni pubbliche e raccolte private storiche.
Del resto, dopo un lungo periodo marginalità, la statura internazionale di De Nittis è riemersa, insieme a quella di Boldini (i due si contendevano i favori del bel mondo), in modo prepotente, riuscendo oggi a reggere il confronto persino con Manet, Degas e con gli Impressionisti. Con loro, il pittore di Barletta condivideva, pur nella diversità del linguaggio pittorico, l'aspirazione a rivoluzionare l'idea stessa della pittura, scardinando la gerarchia dei generi, fino al raggiungimento di quell'autonomia dell'arte che sta alla base della modernità. E come i francesi, affrontava gli stessi temi: il paesaggio, il ritratto e la rappresentazione della vita moderna. Catturata, nel caso di De Nittis, nelle strade delle due metropoli che erano in quegli anni le grandi capitali dell'arte e della mondanità: Parigi e Londra.
La mostra di Palazzo Zabarella, allestita in ordine cronologico, metterà in rilievo il suo stile inconfondibile, capace di riflettere lo spirito del tempo, colto da un osservatorio privilegiato come era quello di Parigi, tra la fine del Secondo Impero e i nuovi fasti mondani della Terza Repubblica. Tra il 1864 e il 1884, l'artista ha infatti rappresentato attraverso una serie di capolavori i luoghi privilegiati della mitologia del moderno. Quella vita che scorreva frenetica lungo i boulevard o gioiosa nei parchi e nei santuari della mondanità, dagli ippodromi al celebre salotto della principessa Matilde. A Padova non mancheranno però i temi della natura, ritratta en plein air sulle rive della Senna o del Tamigi e prima ancora nelle campagne della Puglia o alle pendici del Vesuvio. Al quale De Nittis, durante uno dei suoi frequenti soggiorni napoletani, dedica una sorta di straordinario reportage pittorico, che, per creatività e resa tecnica, non ha confronti nella pittura italiana dell'epoca.