Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Bersani al 44,9%
Renzi al 35,5%

 

 "Hanno votato circa 3 milioni e centomila cittadini. Bersani è al 44,9%, Renzi al 35,5%, Vendola al 15,6%,Puppato al 2,6% e Tabacci all'1,4%. Questi dati possono avere solo minime variazioni: forse manca qualche sezione in Umbria e a Milano, ma già ieri si poteva discutere più o meno con gli stessi numeri". Lo ha annunciato Nico Stumpo, coordinatore nazionale delle primarie del centrosinistra, ad Agorà, su Rai3.
ier Luigi Bersani era rimasto sempre con i piedi per terra ma molti dei big del Pd, tutti schierati con lui, avevano creduto di potercela fare al primo turno. Ed invece, da domani, si riparte da capo per una battaglia che si annuncia dura visto che Matteo Renzi ci crede davvero. "E' stata una giornata straordinaria perché l'ho voluta io", è la soddisfazione del segretario Pd per la grande partecipazione e per il merito, riconosciutogli anche dal sindaco, di aver voluto primarie aperte. Dopo la chiusura dei seggi, Bersani ha chiamato Renzi e gli ha riconosciuto il buon risultato e l'effetto positivo che la sfida, condotta con i muscoli ma senza colpi bassi, ha avuto per motivare gli elettori ad andare ai gazebo. "Renzi è un protagonista, siamo riusciti insieme a raffigurare l'idea che siamo un grande campo", si compiace Bersani anche se, spiegano fonti democratiche, i voti complessivi sono poco di più delle primarie del 2009, eppure allora erano del Pd e non della coalizione. Sulla forza della coalizione ci sarà da lavorare ma dopo aver vinto la sfida di partenza contro Renzi per il quale "ora si riparte zero a zero". Il primo sforzo per i sostenitori del segretario sarà riportare a votare quasi 3,5 milioni di persone e soprattutto gli elettori di Sel. Anche perché, temono fonti democratiche, l'impressione è che il governatore pugliese tratterà 'a caro prezzo' il suo sostegno a Bersani. Pur non avendo vinto al primo turno, il leader Pd guarda il lato positivo, ovvero che la campagna per il ballottaggio sarà un pezzo in più della battaglia vera, cioé per le elezioni politiche. "Il risultato per me è ottimo e allunga di una settimana l'attenzione del paese su di noi e ci consentirà di far vedere chi siamo: un grande schieramento di progressisti in grado di dare una mano a questo paese", sostiene Bersani, che, con i numeri dei partecipanti alle primarie, vuole dimostrare agli interlocutori esteri e ai mercati che il Pd è una forza affidabile e soprattutto radicata nel paese. L'analisi del voto, per quanto incompleta, offre però anche spunti di analisi non privi di ombre: al sud c'é un calo della partecipazione, già emerso nel voto alle elezioni siciliane. E nelle regioni rosse, in Toscana e in Emilia Romagna, Renzi è piaciuto oltre le aspettative all'elettorato di centrosinistra. E l'appeal del sindaco di Firenze rafforza la convinzione di chi, come Enrico Letta, spera che "Bersani e Renzi insieme collaboreranno per rafforzare il centrosinistra". Ma, prima di dare una mano al leader Pd, il sindaco di Firenze proverà a vincere la battaglia della sua vita.
"I risultati sono molto positivi, e sono particolarmente contento del clima. Ora bisogna andare a convincere i delusi del centrodestra, che possono essere coinvolti da noi". Lo dice Matteo Renzi, a Sky Tg24, dopo il voto alle primarie del centrosinistra. "I dati sono tutti da leggere", spiega lo sfidante di Pierluigi Bersani: "siamo molto bene a Vicenza e perdiamo nettamente in Calabria. Ma quando fai i ballottaggi riparti da capo, è tutta una partita da vedere. Abbiamo, secondo noi il 35%, il 39% secondo stumpo,comunque stiamo in una forchetta tra il 35 e il 39 dopo essere stati isolati dalla dirigenza del partito". Quanto alla sfida di domenica prossima, Renzi spiega: "Do per assodato che Vendola scelga Bersani, non ho dubbi su questo".
"Ho combattuto a mani nude contro due giganti" ma "é stata una buona battaglia" che ha messo sul piatto "temi che fanno bene al centrosinistra" e dunque né è valsa la pena, anche perché a questo punto "non c'é centrosinistra che possa prescindere da noi". "Bersani se li deve conquistare i voti che sono venuti a me nel primo turno". Nichi Vendola scende in conferenza stampa per tirare le somme di primarie che lo vedono terzo classificato con un risultato in linea con le attese per un partito che punta a essere determinante all'interno del centrosinistra. Certo, Vendola, che ha votato in mattinata nella sua Terlizzi, è conscio di aver 'pagato' la sua scelta di scendere in campo all'ultimo ma anche e, soprattutto, il fatto che, dice con una punta polemica, "i grandi gruppi editoriali e le televisioni hanno raccontato le primarie come se fosse il congresso del Pd". Soddisfatto, comunque, della sua corsa di "quattro settimane", visto che ha sciolto la riserva solo dopo aver incassato la completa estraneità all'indagine pugliese nei suoi confronti. Un passo su cui, dice, "sono stato molto dubbioso", ma che alla fine ha scelto di fare ascoltando anche il pressing dal segretario del Pd proprio per togliere la consultazione dalla logica della conta interna al Pd. Ora si apre la partita dei ballottaggi e Vendola fa sapere di voler "ascoltare puntigliosamente Bersani e Renzi" per "orientare il proprio sostegno". Nel Pd, nonostante sia praticamente scontato l'appoggio al segretario Bersani date le distanze che separano il governatore della Puglia dal sindaco di Firenze (che non manca di attaccare parlando della "gigantesca bolla mediatica" che lo circonda) si ha, però, anche la convinzione che il leader di Sel non lo farà a costo zero anche sul fronte di eventuali futuri incarichi. Vendola, nell'analisi del voto, tra l'altro, mette l'accento sul suo buon risultato in Puglia dove, evidentemente, una parte del Pd ha scelto lui. A Bari città è addirittura al 51%. Un dato, quello pugliese, che per il leader di Sel è anche un tributo al suo buon governo nella regione. Male per Vendola è andata invece nelle regioni rosse. In Emilia e Toscana, si à addirittura fermato sotto il 10%. Un segno di una campagna molto "polarizzata" su Bersani e Renzi, anche, appunto, nel racconto che ne hanno fatto i media. Una "disputa asimmetrica". Per Vendola, però, si è trattato di una battaglia "contro due giganti" che è valso la pena di correre. Anche perché, anche in vista delle politiche, chi sarà alla guida del centrosinistra "dovrà parlare con noi".

 "Hanno votato circa 3 milioni e centomila cittadini. Bersani è al 44,9%, Renzi al 35,5%, Vendola al 15,6%,Puppato al 2,6% e Tabacci all'1,4%. Questi dati possono avere solo minime variazioni: forse manca qualche sezione in Umbria e a Milano, ma già ieri si poteva discutere più o meno con gli stessi numeri". Lo ha annunciato Nico Stumpo, coordinatore nazionale delle primarie del centrosinistra, ad Agorà, su Rai3.

 

Il ballottaggio tra Bersan e Renzi si svolgerà domenica 2 dicembre.

Pier Luigi Bersani era rimasto sempre con i piedi per terra ma molti dei big del Pd, tutti schierati con lui, avevano creduto di potercela fare al primo turno. Ed invece, da domani, si riparte da capo per una battaglia che si annuncia dura visto che Matteo Renzi ci crede davvero. "E' stata una giornata straordinaria perché l'ho voluta io", è la soddisfazione del segretario Pd per la grande partecipazione e per il merito, riconosciutogli anche dal sindaco, di aver voluto primarie aperte. Dopo la chiusura dei seggi, Bersani ha chiamato Renzi e gli ha riconosciuto il buon risultato e l'effetto positivo che la sfida, condotta con i muscoli ma senza colpi bassi, ha avuto per motivare gli elettori ad andare ai gazebo. "Renzi è un protagonista, siamo riusciti insieme a raffigurare l'idea che siamo un grande campo", si compiace Bersani anche se, spiegano fonti democratiche, i voti complessivi sono poco di più delle primarie del 2009, eppure allora erano del Pd e non della coalizione. Sulla forza della coalizione ci sarà da lavorare ma dopo aver vinto la sfida di partenza contro Renzi per il quale "ora si riparte zero a zero". 

Il primo sforzo per i sostenitori del segretario sarà riportare a votare quasi 3,5 milioni di persone e soprattutto gli elettori di Sel. Anche perché, temono fonti democratiche, l'impressione è che il governatore pugliese tratterà 'a caro prezzo' il suo sostegno a Bersani. Pur non avendo vinto al primo turno, il leader Pd guarda il lato positivo, ovvero che la campagna per il ballottaggio sarà un pezzo in più della battaglia vera, cioé per le elezioni politiche. "Il risultato per me è ottimo e allunga di una settimana l'attenzione del paese su di noi e ci consentirà di far vedere chi siamo: un grande schieramento di progressisti in grado di dare una mano a questo paese", sostiene Bersani, che, con i numeri dei partecipanti alle primarie, vuole dimostrare agli interlocutori esteri e ai mercati che il Pd è una forza affidabile e soprattutto radicata nel paese. L'analisi del voto, per quanto incompleta, offre però anche spunti di analisi non privi di ombre: al sud c'é un calo della partecipazione, già emerso nel voto alle elezioni siciliane. E nelle regioni rosse, in Toscana e in Emilia Romagna, Renzi è piaciuto oltre le aspettative all'elettorato di centrosinistra. E l'appeal del sindaco di Firenze rafforza la convinzione di chi, come Enrico Letta, spera che "Bersani e Renzi insieme collaboreranno per rafforzare il centrosinistra". Ma, prima di dare una mano al leader Pd, il sindaco di Firenze proverà a vincere la battaglia della sua vita.

"I risultati sono molto positivi, e sono particolarmente contento del clima. Ora bisogna andare a convincere i delusi del centrodestra, che possono essere coinvolti da noi". Lo dice Matteo Renzi, a Sky Tg24, dopo il voto alle primarie del centrosinistra. "I dati sono tutti da leggere", spiega lo sfidante di Pierluigi Bersani: "siamo molto bene a Vicenza e perdiamo nettamente in Calabria. Ma quando fai i ballottaggi riparti da capo, è tutta una partita da vedere. Abbiamo, secondo noi il 35%, il 39% secondo stumpo,comunque stiamo in una forchetta tra il 35 e il 39 dopo essere stati isolati dalla dirigenza del partito". Quanto alla sfida di domenica prossima, Renzi spiega: "Do per assodato che Vendola scelga Bersani, non ho dubbi su questo".
"Ho combattuto a mani nude contro due giganti" ma "é stata una buona battaglia" che ha messo sul piatto "temi che fanno bene al centrosinistra" e dunque né è valsa la pena, anche perché a questo punto "non c'é centrosinistra che possa prescindere da noi". "Bersani se li deve conquistare i voti che sono venuti a me nel primo turno". Nichi Vendola scende in conferenza stampa per tirare le somme di primarie che lo vedono terzo classificato con un risultato in linea con le attese per un partito che punta a essere determinante all'interno del centrosinistra. Certo, Vendola, che ha votato in mattinata nella sua Terlizzi, è conscio di aver 'pagato' la sua scelta di scendere in campo all'ultimo ma anche e, soprattutto, il fatto che, dice con una punta polemica, "i grandi gruppi editoriali e le televisioni hanno raccontato le primarie come se fosse il congresso del Pd". Soddisfatto, comunque, della sua corsa di "quattro settimane", visto che ha sciolto la riserva solo dopo aver incassato la completa estraneità all'indagine pugliese nei suoi confronti. Un passo su cui, dice, "sono stato molto dubbioso", ma che alla fine ha scelto di fare ascoltando anche il pressing dal segretario del Pd proprio per togliere la consultazione dalla logica della conta interna al Pd. Ora si apre la partita dei ballottaggi e Vendola fa sapere di voler "ascoltare puntigliosamente Bersani e Renzi" per "orientare il proprio sostegno". Nel Pd, nonostante sia praticamente scontato l'appoggio al segretario Bersani date le distanze che separano il governatore della Puglia dal sindaco di Firenze (che non manca di attaccare parlando della "gigantesca bolla mediatica" che lo circonda) si ha, però, anche la convinzione che il leader di Sel non lo farà a costo zero anche sul fronte di eventuali futuri incarichi. Vendola, nell'analisi del voto, tra l'altro, mette l'accento sul suo buon risultato in Puglia dove, evidentemente, una parte del Pd ha scelto lui. A Bari città è addirittura al 51%. Un dato, quello pugliese, che per il leader di Sel è anche un tributo al suo buon governo nella regione. Male per Vendola è andata invece nelle regioni rosse. In Emilia e Toscana, si à addirittura fermato sotto il 10%. Un segno di una campagna molto "polarizzata" su Bersani e Renzi, anche, appunto, nel racconto che ne hanno fatto i media. Una "disputa asimmetrica". Per Vendola, però, si è trattato di una battaglia "contro due giganti" che è valso la pena di correre. Anche perché, anche in vista delle politiche, chi sarà alla guida del centrosinistra "dovrà parlare con noi".

Oggi in edicola

Prima pagina

Caricamento commenti

Commenta la notizia