Decapitata senza pietà, all'età di 14 anni, per avere detto 'no' a proposte di matrimonio fatte da due parenti: è successo nel distretto di Imam Sahib, nella provincia settentrionale di Kunduz, in Afghanistan, dove nonostante la caduta del regime talebano nel 2001 la violenza estrema contro le donne è ancora all'ordine del giorno. Gisa, questo il nome dell'adolescente secondo quanto riportano i media a Kabul, è stata aggredita mentre tornava a casa, nel villaggio di Kulkul. Era andata nel vicino pozzo per prendere l'acqua, ma non è più tornata. Due uomini, identificati dalla polizia solo come Sadeq e Massoud, sono stati arrestati per l'assassinio della giovane. Secondo i media, i due sarebbero parenti stretti della famiglia ed entrambi volevano sposare Gisa, ma sia la ragazza sia il padre avevano ripetutamente respinto le loro proposte. In particolare, il padre non voleva dare in sposa la figlia poiché pensava che fosse ancora troppo giovane. Il cadavere della ragazza è stato trovato in un campo nel distretto di Imam Sahib. Il mese scorso, nella provincia occidentale di Herat, una ragazza di 20 anni è stata decapitata perché si era rifiutata di prostituirsi, come aveva ordinato la suocera. Per il delitto sono finiti in carcere quattro persone, fra cui il marito della donna, la madre dell'uomo, un parente e l'autore materiale della decapitazione. Dal 2009, grazie all'entrata in vigore della legge sull'Eliminazione della violenza contro le donne, l'Afghanistan vieta i matrimoni di adolescenti, così come i matrimoni forzati, la pratica di 'regalare' una ragazza per risolvere una disputa e altri atti di violenza. Tuttavia, secondo l'Onu la strada in Afghanistan è "ancora lunga" prima di arrivare a tutelare appieno i diritti delle donne. Secondo la Commissione afghana per i diritti umani nei 12 mesi al marzo 2011 sono stati registrati oltre 2.000 atti di violenza, ma il dato reale è molto più alto poiché la maggior parte dei casi non viene denunciata.(ANSA)