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Bersani: adesso
governo del cambiamento

"E' stata una splendida pagina di democrazia, una bellissima avventura: la prossima avventurà è il governo, il governo del cambiamento. Ora ci si mette al lavoro per allestire il programma". Così, il giorno dopo la vittoria alle primarie, Pierluigi Bersani indica la prossima tappa, arrivando nella sede del Pd.
Pierluigi Bersani è al 60,86% e Renzi é al 39,14%. E' questo l'ultimo dato disponibile (aggiornato poco dopo le 12) pubblicato sul sito di Italia Bene Comune. I seggi che hanno comunicato i dati sono finora 8.479 su 9.219. Per il segretario si sono espressi 1.599.567 votanti, mentre per il sindaco di Firenze i voti sono stati 1.028.513. I voti validi sono quindi 2.628.080. Le schede bianche o nulle sono 8.677, pari allo 0,33% dei voti. Nel primo turno i due candidati avevano avuto rispettivamente 1.395.096 e 1.104.958 voti, a fronte di un totale di voti validi espressi di 3.110.210.
Rischi di scissione "non sono stati né annunciati, né minacciati. Ma, come in tutte le famiglie, il sì deve essere rinnovato tutti i giorni. Un sì rinnovato fa il sì più forte". Lo dichiara, in un'intervista alla Stampa, il deputato del Pd Arturo Parisi, sostenitore di Renzi alle primarie del centrosinistra, che sulla vittoria di Bersani commenta: "Mi rassicura che sia aumentata la probabilità che il prossimo governo sia guidato dalla sua saggezza e dalla sua prudenza". In campo c'erano due idee di democrazia, spiega Parisi. "Una fa appello a tutti, e quindi ai propri; l'altra fa appello ai propri, e dunque non a tutti, delegando a occasionali alleati la raccolta di consensi dati per lontani". Per l'ex ministro della Difesa adesso Bersani "deve ascoltare la voce di Renzi ma anche del 40% di democratici che riconoscendosi in lui hanno mandato un messaggio potente. Potente nella qualità e nella quantità, perché partiti con l'idea di 'Tutti per Bersani' abbiamo visto dall'inizio alla fine dalla sua parte la quasi totalità dei parlamentari, di tutto il corpo del partito, di tutti e tre i partiti promotori delle primarie, e alla fine di tutti i candidati all'infuori di Renzi". 

"E' stata una splendida pagina di democrazia, una bellissima avventura: la prossima avventurà è il governo, il governo del cambiamento. Ora ci si mette al lavoro per allestire il programma". Così, il giorno dopo la vittoria alle primarie, Pierluigi Bersani indica la prossima tappa, arrivando nella sede del Pd.

Pierluigi Bersani è al 60,86% e Renzi é al 39,14%. E' questo l'ultimo dato disponibile (aggiornato poco dopo le 12) pubblicato sul sito di Italia Bene Comune. I seggi che hanno comunicato i dati sono finora 8.479 su 9.219. Per il segretario si sono espressi 1.599.567 votanti, mentre per il sindaco di Firenze i voti sono stati 1.028.513. I voti validi sono quindi 2.628.080. Le schede bianche o nulle sono 8.677, pari allo 0,33% dei voti. Nel primo turno i due candidati avevano avuto rispettivamente 1.395.096 e 1.104.958 voti, a fronte di un totale di voti validi espressi di 3.110.210.

Rischi di scissione "non sono stati né annunciati, né minacciati. Ma, come in tutte le famiglie, il sì deve essere rinnovato tutti i giorni. Un sì rinnovato fa il sì più forte". Lo dichiara, in un'intervista alla Stampa, il deputato del Pd Arturo Parisi, sostenitore di Renzi alle primarie del centrosinistra, che sulla vittoria di Bersani commenta: "Mi rassicura che sia aumentata la probabilità che il prossimo governo sia guidato dalla sua saggezza e dalla sua prudenza". In campo c'erano due idee di democrazia, spiega Parisi. "Una fa appello a tutti, e quindi ai propri; l'altra fa appello ai propri, e dunque non a tutti, delegando a occasionali alleati la raccolta di consensi dati per lontani". Per l'ex ministro della Difesa adesso Bersani "deve ascoltare la voce di Renzi ma anche del 40% di democratici che riconoscendosi in lui hanno mandato un messaggio potente. Potente nella qualità e nella quantità, perché partiti con l'idea di 'Tutti per Bersani' abbiamo visto dall'inizio alla fine dalla sua parte la quasi totalità dei parlamentari, di tutto il corpo del partito, di tutti e tre i partiti promotori delle primarie, e alla fine di tutti i candidati all'infuori di Renzi". 

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