Giovanni Isgrò, appena 23 anni, trucidato sabato sera intorno alle 20 con due letali colpi di pistola di grosso calibro esplosi da altrettanti sicari che hanno fatto irruzione col volto coperto da passamontagna nella sala da barba di via Garibaldi, al civico 84, di Barcellona Pozzo di Gotto, è stato eliminato con modalità analoghe all’uccisione di un suo zio, Emanuele Matteo Minolfi, assassinato la sera di venerdì 16 febbraio del 1996. Così come lo zio, fratello della madre, il giovane è stato ucciso sabato sera a
pistolettate, due micidiali colpi. Tre invece erano state le pallottole di pistola calibro 38 che avevano centrato lo zio Emanuele Minolfi, assassinato a soli 29 anni in via Ugo di Sant’Onofrio, a poca distanza –meno di 200 metri – in linea d’area dal luogo dove è stato ammazzato sabato scorso il giovane. Anche in quella occasione, 16 anni fa, furono due i sicari travisati che entrarono in azione, alle 20.10 di un venerdì sera, così come avvenuto in circostanze simili dal barbiere sabato scorso. Difficili le indagini dei carabinieri la cui attività investigativa è coordinata dal sostituto procuratore Fabio Sozio.
Un “tam tam” spontaneo partito da Facebook, ha fatto radunare numerose persone davanti al Duomo, assieme agli amministratori comunali e alle associazioni cittadine
laiche e religiose, per un corteo spontaneo svoltosi, nonostante la pioggia, dal sagrato di San Sebastiano fino a via Garibaldi, davanti alla saracinesca della barberia dove sabato sera è stato trucidato il ventitreenne Giovanni Isgrò. Un corteo silenzioso e composto al quale hanno preso parte anche i genitori del giovane.
Altri particolari negli articoli di Leonardo Orlando che trovate sul nostro giornale
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