L'operazione, denominata Pusher, è l'epilogo di un'inchiesta avviata nel 2011 nata dalla segnalazione di genitori e insegnanti preoccupati per diversi episodi di spaccio che si erano verificati vicino ad alcune scuole. L'inchiesta ha portato alla scoperta di una banda, composta da giovanissimi, uno dei quali all'epoca dei fatti minorenne, in grado di imporsi sul mercato della droga. Il centro dello spaccio era in un centro scommesse: il Banco Sport di Casteldaccia. L'organizzazione usava un linguaggio in codice per parlare della droga: le dosi di hashish ad esempio erano i giubbotti. Il titolare del centro scommesse, capo indiscusso della banda, a cui appartenevano anche un fratello e un cugino, aveva "blindato" con un sistema di "pali" e "vedette", a piedi e in auto, l'esercizio commerciale. La droga veniva venduta vicino al porto, ma anche con una sorta di servizio taxi che portava lo stupefacente a domicilio dell'acquirente. Secondo il tariffario applicato, molto conveniente, l'hashish veniva smerciato a 10 euro a dose. Uno dei componenti della banda, è stato denunciato anche per il furto di una moto.