Le indagini sono concentrate sulla "vitalità" di quel gruppo frequentato in vita dalla vittima e che aveva adottato come inno la canzone di Gerardina Trovato: "Piccoli già grandi". I magistrati della Direzione distrettuale antimafia, di concerto con i colleghi della Procura di Barcellona, sembrano avere una certezza: l’atroce delitto sarebbe stato originato e attuato per un "regolamento di conti, un fatto interno". Il giovane che lo scorso 10 settembre aveva compiuto 23 anni, potrebbe aver commesso inconsapevolmente una violazione del “codice” in vigore in certi ambienti criminali, un mero "errore", oppure un inconsapevole "scontro" con qualcuno così potente che può aver determinato la sua condanna a morte ordinandone una "esecuzione".
L’auto, la Fiat Punto ritrovata avvolta dalla fiamme in contrada Case Alesci, era stata rubata a Barcellona tre giorni prima del delitto. Segno, questo, che il delitto è stato pianificato per tempo. Poi l’analisi su cosa aveva fatto e chi aveva visto Giovanni Isgrò nelle ore precedenti. Risulta che il giovane aveva trascorso il pomeriggio in sella
alla sua moto enduro per una escursione fuoristrada. Poi a casa e dopo la doccia l’appuntamento dal barbiere dove è andato incontro ai suoi sicari.
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