Berlusconi torna in campo. La decisione, che verrà presa "tutti insieme nei prossimi giorni", è cosa fatta. Con buona pace delle ricostruzioni del lungo vertice di Palazzo Grazioli che ai taccuini dei giornalisti ha consegnato ben altra verità. Ma è lo stesso leader del Pdl a riportare nell'alveo della "realta", come scandisce in una nota serale il Cavaliere, la situazione del partito e le sue prospettive future. Via le primarie, via 'piani B', via, soprattutto, il sostegno (incondizionato) fin qui garantito al governo Monti. Anzi.
Dopo aver fatto balenare in più di un'occasione l'idea di togliere la fiducia al governo tecnico - cercando nel 'no' all'election day la 'pistola fumante' per poter giustificare un cambio di rotta - Berlusconi chiama gli italiani a riflettere su questa esperienza governativa. E, in tempo di bilanci di fine anno, mette senza troppi complimenti Monti e i suoi ministri sul banco degli imputati: "La situazione oggi - dice - è ben più grave di un anno fa quando lasciai il governo per senso di responsabilità e per amore del mio Paese". Di più: "Oggi - rincara la dose - l'Italia è sull'orlo del baratro". "L'economia - spiega il leader Pdl - è allo stremo: un milione di disoccupati in più, il debito che aumenta, il potere d'acquisto che crolla, la pressione fiscale a livelli insopportabili". E, a dodici giorni dalla scadenza di pagamento, punta anche il dito sull'Imu che vede "le famiglie italiane angosciate perché non riescono a pagarlo".
Anche "le imprese chiudono", "l'edilizia crolla", "il mercato dell'auto è distrutto". Tinte fosche, quasi da profezia dei Maya che lo costringono - si interpreta il suo pensiero tra le righe del comunicato - a tornare in campo: "Non posso consentire che il mio Paese precipiti in una spirale recessiva senza fine. Non è più possibile andare avanti così". Ed è per questo, per queste "dolorose constatazioni", che Berlusconi si vede costretto ad una scelta che verrà presa, "tutti insieme, nei prossimi giorni." L'accelerazione del Cavaliere, che molti prevedevano solo a Consiglio dei Ministri ultimato (non a caso un nuovo vertice del Pdl è previsto per domani alle 13.30), spiazza alleati ed avversari anche se chiarisce pubblicamente quello che un po' tutti - colonnelli compresi - si attendevano (e qualcuno temeva): il ritorno da protagonista sulla scena politica. Le primarie del Pd, come lui stesso più volte ha ammesso con i suoi fedelissimi, lo hanno convinto una volta di più. Nessun mistero, infatti, che l'ipotesi di dover competere con Bersani gli è stata sempre più gradita rispetto a quella di una sfida con il 'nuovo' incarnato da Renzi. E alla fine, forse alla luce della fitta 'triangolazione' di contatti tra Palazzo Chigi, Colle e Pd, ha posto fine alla lunga (e assai contestata internamente al Pdl) indecisione. Promettendo scelte a breve giro di posta dando seguito a quanto lo stesso ex capo del governo, pur misurando bene le parole, avrebbe fatto intendere durante il lungo vertice di via del Plebiscito: riprendere in mano le redini del partito.
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