''La decisione assunta dal Pdl e' grave perché fa correre ulteriori rischi all'Italia''. Cosi' Gianfranco Fini, a Torino per un'iniziativa di Fli, ha commentato la decisione del Pdl di considerare chiusa l'esperienza del governo Monti. ''Come ha ricordato il presidente della Repubblica - ha aggiunto Fini - si tratta di arrivare in modo ordinato alla fine della legislatura approvando alcuni provvedimenti, a partire dalla legge di stabilita', che sono indispensabili. E - ha detto ancora Fini - mi auguro che ci sia una campagna elettorale civile in cui sia possibile un'alternativa credibile tanto ad un berlusconismo quasi disperato quanto ad una sinistra che non convince una buona parte degli italiani''.
Intanto ieri Silvio Berlusconi ha chiuso "l'esperienza Monti" e dà garanzie solo per l'approvazione della legge di Stabilità. Ora si viaggia a tappe controllate verso elezioni a Marzo, probabilmente il dieci. A pilotare la crisi - che un tempo sarebbe stata definita extraparlamentare - c'è Giorgio Napolitano che fin da subito ha preso saldamente in mano la situazione lasciando fuori dai venti romani il premier Mario Monti, ieri con la moglie alla prima della Scala in una Milano imbiancata.
A Roma la giornata politica si è divisa in due: la mattinata ha sancito di fatto l'apertura sostanziale della crisi e l'inizio della campagna elettorale. Il pomeriggio è stato usato dal presidente della Repubblica per riflettere con le alte cariche e i leader dei partiti di maggioranza su come impostare la 'road map' verso le elezioni e, soprattutto, su come portare a casa alcuni provvedimenti "irrinunciabili" per il Colle.
Oltre alla legge di Stabilità, Quirinale e Palazzo Chigi considerano essenziali la conversione in legge del decreto Ilva, il dl sviluppo e almeno piccole modifiche alla legge elettorale. In serata il Quirinale ha fatto saper con una nota di aver chiesto alle forze politiche "un percorso costruttivo e corretto sul piano istituzionale, nell'interesse del paese e della sua immagine internazionale". Ma ha anche fatto sapere come il Pdl se da un lato ha garantito senso di responsabilità per l'approvazione della legge di Stabilità, dall'altro si sia voluto tenere le mani libere su altri provvedimenti ancora all'esame delle Camere. Di più non si sbilancia il Colle spiegando che, dopo aver sviscerato con i presidenti di Camera e Senato il calendario parlamentare, ha abbastanza materia per confrontarsi con Monti. "Di tutto ciò - si legge infatti nella nota - il Capo dello Stato darà al più presto puntuale ragguaglio al Presidente del Consiglio per discuterne con lui tutte le implicazioni".
Ma il sentiero si va stringendo e Napolitano sta facendo del proprio meglio affinché il cammino sia il più 'soft' possibile per non allarme i mercati. Nessuna 'sfiducia' a Monti quindi, scioglimento a gennaio (tra il 10 e il 20) e voto a Marzo, probabilmente il 10. Forse un 'mini election-day' con il Lazio fuori visto che le elezioni sono state confermate per il tre febbraio. Ma secondo quanto hanno riferito fonti della maggioranza dopo i colloqui pomeridiani al Quirinale, il Pd avrebbe chiesto a Napolitano di non mettere troppa carne al fuoco viste le dichiarazioni bellicose di Alfano alla Camera.
Troppi ostacoli da qui alle elezioni rischierebbero di danneggiare l'immagine di Monti. Inoltre, in questa situazione anche il Pd sarebbe costretto a dare battaglia sui provvedimenti per non lasciare la campagna elettorale nelle mani di Berlusconi. Ecco perché la sintesi della giornata sembra essere un invito comune al Colle affinché "faccia presto" e chiuda "il prima possibile".
La giornata si era aperta con l'incontro tra Napolitano ed Alfano convocato per conoscere le posizioni del Pdl. Poco dopo, in aula alla Camera, il segretario del Pdl ripeteva pubblicamente quanto detto a Napolitano sancendo la fine "dell'esperienza Monti". Quindi, con un discorso aggressivo e chiaramente elettorale, apriva di fatto le ostilità. Immediatamente prima Pierluigi Bersani aveva dato la disponibilità del Pd a sostenere ancora il Governo per i provvedimenti essenziali ma aveva detto con chiarezza che il suo partito non si sarebbe fatto "logorare". "Noi abbiamo una parola sola e saremo leali e siamo pronti a esserlo fino alla fine della legislatura. Leali nel sostegno al governo e alle indicazioni del capo dello Stato. Ma non siamo ingenui e non ci mettiamo sulle spalle il peso della vostra propaganda", ha assicurato Bersani.