Mario Monti, nonostante il colloquio con Giorgio Napolitano, ancora non scioglie la riserva. Ma si delineano meglio i contorni delle ipotesi in campo: il presidente del Consiglio, infatti, nel caso - ancor non scontato - di un impegno diretto nella campagna elettorale, sarebbe tentato dal costruire una lista elettorale, aggregando chi si riconoscerà nella sua agenda. Il professore, essendo già senatore a vita, non può candidarsi. Potrebbe però diventare il 'regista' intorno al quale radunare tutti coloro che condividono il percorso che il ritiene necessario al Paese. E cio anche con l'obiettivo di un eventuale impegno diretto in politica in una posizione di equidistanza da Berlusconi e Bersani, con gli altri che sarebbero eventualmente chiamati a decidere se aderire a questa iniziativa. Anche di questo si è discusso al Quirinale. Napolitano ha chiesto lumi sulle intenzioni del premier. In modo da arrivare all'appuntamento di domani, quando esprimerà le sue valutazioni nel consueto discorso davanti alle alte cariche dello Stato, con un quadro preciso della situazione. Il professore gli ha spiegato le ragioni che lo spingono a riflettere sull'ipotesi di un impegno politico. Sottolineando la necessità di portare a compimento il percorso avviato dal governo tecnico. E soprattutto di non interrompere il cammino delle riforme. Ma anche davanti al presidente della Repubblica i dubbi di Monti non si sono sciolti. Di incognite ce ne sono ancora tante: a cominciare dai tempi strettissimi in cui si dovrebbe dar vita al progetto. Monti avrebbe anche dubbi sulle reali potenzialità di una simile operazione: l'intenzione è di puntare sugli elettori "delusi" dai due schieramenti, nella convinzione che la sua 'discesa in campo' potrebbe riportarli alle urne. Ma il rischio che le attese non siano rispettate, anche a giudicare dai sondaggi, c'é. Ed è grande. Anche per questo il professore ha accolto l'invito di Napolitano alla prudenza. Valutando anche altri scenari, che lo vedrebbero meno esposto: come quella di limitarsi a tracciare un'agenda da consegnare al Paese, chiedendo ai partiti di farla propria e di sottoscriverla. Ecco perché da palazzo Chigi, senza smentire il progetto di una 'lista-Monti', si limitano a dire che "tutte le ipotesi sono possibili". La decisione sarà presa nei prossimi giorni e annunciata solo dopo il varo della legge di stabilità. Dal Comme massimo riserbo sui contenuti del colloquio. In ambienti del Quirinale si conferma comunque che Napolitano e Monti hanno discusso del calendario della crisi, facendo una ricognizione dello stato dei lavori parlamentari in vista della formalizzazione delle dimissioni del presidente del consiglio a cui seguiranno le consultazioni del capo dello Stato a cui la costituzione affida la prerogativa di sciogliere le camere. Si è discusso anche delle procedure per arrivare al voto il 17 febbraio: su questo punto ci sarebbero i dubbi dei tecnici governativi circa la possibilità di portare a compimento tutte le procedure in tempo utile. Da qui l'ipotesi circolata in queste ore in ambienti parlamentari della data del 24 febbraio. Il capo dello Stato e Monti avrebbero fatto il punto sulla necessità di risolvere il nodo delle firme per le liste elettorali. Quanto al futuro di Monti, come ha detto lo stesso Napolitano, sarà il premier a chiarire cosa intenda fare. "Lo farà parlando al Paese", ha spiegato il ministro Riccardi, dando corpo all'ipotesi che un chiarimento potrebbe avvenire immediatamente dopo le dimissioni. Forse nella conferenza stampa di fine anno. Anche se qualcuno dubita che il premier, così attento al galateo istituzionale, utilizzi uno spazio riservato al capo del governo a fini elettorali. Ad ogni modo, l'attenzione di Monti nei prossimi giorni sarà tutta per la difficile scelta che si trova davanti: chi gli ha parlato lo descrive desideroso di mettersi ancora al servizio del Paese, anche con un impegno diretto in campagna elettorale, in una posizione equidistante sia da Berlusconi che da Bersani. Ma è anche consapevole dei rischi che una simile scelta comporta. Quel che appare chiaro, però, è che se dovesse optare per una 'discesa in campo' non lo farebbe da candidato di altri, ma come regista: "Non ha intenzione di accettare un invito: semmai, sempre che decida in questo senso, saranno gli altri ad aderire al suo progetto", spiega una fonte che gli ha parlato. In questo modo il professore potrebbe evitare candidature sgradite.(ANSA)