"La strada era segnata", non c'erano più margini di manovra, tantomeno per "passaggi parlamentari" che avrebbero solo levato tempo all'approvazione della legge di Stabilità. Non ha nascosto il proprio rammarico oggi Giorgio Napolitano al termine di una mesta giornata di consultazioni dal sapore vagamente formale alle quali il capo dello Stato ha imposto un ritmo serrato. "Fare in fretta" per non lasciar neanche una fessura al vento della speculazione: questa è stata infatti la parola d'ordine del presidente della Repubblica una volta preso atto che le dimissioni di Mario Monti erano "irrevocabili". Seppur l'epilogo della giornata odierna era già scritto e portava dritto al voto anticipato ("non c'era nessuna ombra da chiarire"), ad una cosa sono servite le consultazioni al Quirinale con i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari: da più parti - Pdl in testa - è stato lanciato un pesante sospetto sulla figura di Monti che rischia di condizionare le sue scelte in queste ore di frenetiche riflessioni. "Sarà in grado di restare neutrale, super partes, se deciderà di scendere in campo?", hanno chiesto Cicchitto e Gasparri al capo dello Stato. "Ho preso nota delle preoccupazioni del Pdl e le trasmetterò al presidente del Consiglio", ha risposto infatti secco Napolitano ai giornalisti che gli chiedevano cosa ne pensasse. Detto fatto. Poco dopo il premier è salito al Colle portando con sé i decreti attuativi del voto da far firmare al presidente e non c'é dubbio che Napolitano gli abbia girato le "preoccupazioni" emerse dai colloqui. Da parte sua Monti ha anticipato al capo dello Stato le sue riflessioni e le "linee della sua visione dei problemi del Paese". In sostanza, il presidente del Consiglio ha fatto sapere a Napolitano cosà dirà domani all'Italia attraverso l'attesa conferenza stampa di fine anno. Comunque i timori del Pdl su una sua possibile non neutralità nelle prossime settimane rappresentano un peso ulteriore sulle spalle del professore che sembra fare sempre più fatica a identificare un proprio percorso elettorale. Intanto, in attesa che sciolga il rebus del suo futuro politico, parte la campagna elettorale per il voto del 24 e 25 febbraio. Una campagna che il presidente si augura ancora una volta che sia "competitiva ma anche misurata e costruttiva"; soprattutto sempre all'interno dei valori fondanti dell'Unione europea e della Moneta unica. Di più non vuole dire oggi il capo dello Stato. Ma fa capire che non gli mancano gli argomenti da sviscerare e forse alcuni sassolini da togliersi dalle scarpe. Lo farà nel tradizionale discorso di fine anno che questa volta cade in una fase politica straordinaria. "Ho visto che qualche giornale parla di un mio messaggio al Paese, ma prassi consolidata è che Il Presidente un messaggio lo rivolga a reti unificate la sera del 31 dicembre, svolgendo considerazioni su quello che è accaduto e che attende il Paese", ha spiegato pochi minuti dopo aver sciolto le Camere. (ANSA).
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