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Nigeria, tre italiani
sequestrati da pirati

Tre marinai italiani, tra cui il comandante della nave, sono stati sequestrati ieri dai pirati al largo dello stato petrolifero di Bayelsa, sud della Nigeria, in una zona in cui i rapimenti di navi ed equipaggi sono molto frequenti. La notizia, confermata all'ANSA dalla Farnesina, è stata diffusa dall'International Maritime Bureau (Imb) che ha precisato che non ci sono feriti. Con i tre italiani, è stato sequestrato anche un altro membro dell'equipaggio, ucraino. Il comandante si chiama Emiliano Astarita, ha 37 anni ed è originario di Piano di Sorrento (Napoli). 

La nave su cui viaggiavano - Mv Asso Ventuno dell'armatore Augusta Offshore, con sede a Napoli - è stata rilasciata ed è approdata in un luogo sicuro. L'assalto da un commando formato da sette persone armate a bordo di un mezzo veloce. L'anno scorso un rimorchiatore della stessa compagnia con a bordo 11 uomini dell'equipaggio, di cui otto italiani, finì sotto il controllo delle milizie libiche che lo tennero in ostaggio per oltre un mese nelle acque del porto di Tripoli. Il ministero degli Esteri ha fatto sapere che la priorità è l'incolumità dei tre ostaggi italiani precisando che l'Unità di Crisi segue con attenzione e fin dall'inizio la vicenda e che il ministro Giulio Terzi è tenuto costantemente informato. Sulla vicenda è stato attivato anche il console italiano a Lagos.

 La marina nigeriana dal canto suo ha fatto sapere che sono immediatamente scattate le ricerche e che cinque navi della marina sono state dispiegate nella zona. La pratica dei sequestri è molto comune al largo delle acque nigeriane. Solo nel 2102 sono stati registrati 51 atti di pirateria al largo della Nigeria e nel golfo di Guinea. Di solito gli ostaggi vengono rilasciati dopo il pagamento di un riscatto. Con il sequestro di tre marinai italiani, salgono a cinque i connazionali nelle mani dei rapitori nel mondo. Gli altri due italiani sono l'ingegnere Mario Belluomo (63 anni, catanese), rapito in Siria lo scorso 17 dicembre tra Homs e Tartus, e il cooperante Giovanni Lo Porto (38, palermitano), finito lo scorso 19 gennaio nelle mani di un gruppo talebano pakistano. 

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