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Morta ragazza
indiana stuprata
sul bus da 6 uomini

mumbai
Non ce l'ha fatta la studentessa indiana che poco meno di due settimane fa ha subito uno stupro selvaggio su un autobus in un quartiere bene di New Delhi. La giovane, ricoverata "in fin di vita" al Mount Elizabeth Hospital di Singapore, dove era stata trasferita d'urgenza due giorni fa, non ha retto alle percosse subite e si è spenta in serata. Al suo capezzale erano presenti i familiari, a quanto ha riferito il direttore operativo dell'ospedale, Kelvin Loh, che ha comunicato con "immenso dolore" la notizia della sua morte. "Al di là degli sforzi fatti da un team di otto specialisti per cercare di mantenerla stabile e in vita - ha continuano Loh - le sue condizioni sono continuate a peggiorare negli ultimi due giorni". Per il responsabile del nosocomio la giovane, della quale non è stato rivelato il nome per tutelare la sua privacy, è stata "coraggiosa" e "ha lottato per la sua vita", ma i "traumi subiti erano troppo seri". Nell'ultimo bollettino medico comunicato qualche ora prima della sua morte, si precisava che alle 21.00 locali le condizioni della paziente stavano "peggiorando decisamente" con i parametri vitali che si stavano "deteriorando", mostrando "segnali di gravi crisi dei suoi organi". La vicenda della studentessa di 23 anni - massacrata con sbarre di ferro e poi violentata da sei uomini per oltre un'ora a bordo di un bus prima di essere gettata dall'automezzo in movimento - ha scioccato l'India e ha spinto oggi Sonia Gandhi, presidente del partito del Congresso, ad invocare "una rapida azione della giustizia". Una vicenda che si è abbattuta come uno tsunami sulla società indiana, inorridita di fronte all'accaduto, ed ha costretto le autorità ad affrontarla di peso e a disporre misure di emergenza per placare almeno in parte l'ira della gente. Manifestazioni si sono ripetute nella capitale e in varie altre città indiane, con una mobilitazione generale della polizia che a più riprese ha fatto fatica a contenere l'impeto dei dimostranti, per lo più giovani, ma appartenenti anche ai più diversi settori sociali indiani. Per mostrare l'esistenza di iniziative concrete e calmare gli animi, il premier indiano Manmohan Singh ha ordinato una inchiesta ufficiale sulla violenza di gruppo sulla giovane, ha promesso nuove leggi per proteggere le donne e anche di comminare pene più dure per i crimini a sfondo sessuale. Inoltre, il governo ha annunciato la costituzione di una banca dati contenente nomi, foto ed indirizzi delle persone condannate per reati sessuali. La banca dati sarà accessibile al pubblico attraverso un semplice collegamento internet. Al riguardo il sottosegretario agli Interni, R.P.N. Singh, ha detto che "la creazione della banca dati è stato uno dei suggerimenti emersi durante le discussioni con i manifestanti". Da parte sua Gandhi, che ha seguito fin dal primo momento personalmente il caso, avvicinandosi alla famiglia, confrontandosi con i manifestanti e criticando anche apertamente l'operato della polizia che ha represso una dimostrazione di protesta a New Delhi, ha ripetuto di essere favorevole a che la giustizia agisca in tempi rapidi nei confronti dei colpevoli. (ANSA)

 

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