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In migliaia per l'addio
a Rita Levi Montalcini

"Mi aspettavo una grande partecipazione, certo, ma non così grande": Piera Levi Montalcini è accanto al feretro di "zia Rita", mentre davanti a lei, nella Sala Commiato dell'ottocentesco Tempio crematorio del cimitero monumentale di Torino, autorità e semplici cittadini sfilano mandando baci, cenni, sorrisi; e qualcuno si sbraccia per cercare di toccare la semplice bara di rovere chiaro. Sullo sfondo, la corona di margherite e rose rosse del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Più di quattromila persone, oggi a Torino, hanno partecipato ai funerali di Rita Levi Montalcini per omaggiare "la grande donna" o la "donna speciale", come scandiscono i messaggi che riempiono, simili a slogan, i libretti commemorativi. "Una grande italiana", ricorda Piera: "diceva sempre che in America si lavora bene e che in Italia si vive bene". Agnostica, sì, ma anche "profondamente e fieramente ebrea", come viene sottolineato nelle brevi orazioni (parlano Giulio Disegni vicepresidente dell'Ucei, Claudia Debenedetti del congresso europeo ebraico ed Emanuel Segre Amar, della comunità torinese) di una cerimonia sobria, laica. I familiari del premio Nobel - che hanno aperto un sito per raccogliere ricordi e messaggi di cordogli - hanno voluto fosse pubblica "per permettere a chiunque di portare il suo saluto". C'erano i ministri Francesco Profumo ed Elsa Fornero, il governatore del Piemonte Roberto Cota, il senatore Pietro Marcenaro (presidente della Commissione per i diritti umani di cui faceva parte la scienziata, senatrice a vita), il vicesindaco di Torino, Tom De Alessandri, il consigliere Pd Silvio Viale, amministratori di Province e di paesi che non ti aspetti come Ferrere (Asti), dove Rita trascorse tanti anni della sua gioventù, o Forte dei Marmi (Lucca), uno degli innumerevoli Comuni che le concessero la cittadinanza onoraria. "Andavo sovente a trovarla - ricorda il ministro Profumo - e negli ultimi tempi sembrava molto stanca. Ma poi pareva sempre che si riprendesse". E i politici, conversando fra loro, rilanciano l'idea di intitolare alla scienziata l'Università torinese. Rita Levi Montalcini sarà cremata e le ceneri, racchiuse in un'urna, verranno interrate insieme alle spoglie della gemella, Paola, pittrice, scomparsa nel 2000. Un marmista, mentre i torinesi applaudono sommessamente al passaggio della bara, lavora alla lapide. C'é scritto "Premio Nobel 1986 - Senatrice a vita". La tomba di famiglia, nel 5/o settore ebraico, fu disegnata dal fratello Gino, famoso architetto torinese. Una parete austera, senza fronzoli, su cui sono scolpite le parole di Re Davide: "Ogni cosa ha la sua stagione e ogni azione sotto il cielo ha il suo tempo". E Piera Levi Montalcini si augura che la stagione della zia non sia finita: "Lavoreremo - dice - perché i suoi insegnamenti e le sue iniziative e sociali vengano ricordate e messe in pratica". (ANSA).

 

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