Sulla “trattativa” Stato-mafia il pm Nino Di Matteo presenta il conto. E chiede il processo per i padrini Totò Riina, Luca Bagarella, Nino Cinà e Giovanni Brusca, per gli ex vertici del Ros Antonio Subranni, Mario Mori e Giuseppe De Donno, per il senatore Marcello Dell’Utri e l’ex ministro Calogero Mannino, tutti accusati di violenza o minaccia a Corpo politico dello Stato. Mannino, però, ha scelto la strada dell’abbreviato, quindi verrà giudicato separatamente: il gup stabilirà quando nel corso delle prossime udienze. Il processo è stato chiesto anche per Massimo Ciancimino che risponde pure di concorso in associazione mafiosa e calunnia aggravata dell’ex capo della Polizia Gianni De Gennaro e per l’ex ministro Nicola Mancino, accusato di falsa testimonianza. L’atto finale della Procura di Palermo giunge al termine della ricostruzione di quello che sarebbe accaduto nel ’92 e ’93, quando “pezzi dello Stato” sarebbero scesi a patti con la mafia nel tentativo di fermare le stragi. E intanto, in attesa della sentenza, prevista tra sette giorni, nuove polemiche dopo le accuse dell’ex procuratore aggiunto Antonio Ingroia, il quale denuncia che il pool che indagò sulla “trattativa” fu spiato da «un’Agenzia» che potrebbe essere anche «pubblica », ma avrebbe agito «per conto di altri».
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