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Algeria, trovati
altri 25 corpi

Almeno 25 corpi sono stati trovati oggi nel terminal gasiero di In Amenas, nel sud dell'Algeria. Lo dice la tv privata Ennahar tv. Non è chiaro però se si tratti di nuove vittime. Il bilancio provvisorio fornito finora dal governo di Algeri è di 23 ostaggi e 32 terroristi uccisi.

Il ministro algerino della comunicazione, Mohamed Said, aveva detto che il bilancio dell' attacco contro il centro gasiero di In Amenas si annuncia più pesante rispetto ai 23 ostaggi e i 32 terroristi uccisi."Temo davvero, purtroppo, che il bilancio debba esser rivisto al rialzo", aveva detto Said alla radio pubblica Chaine 3. Fino ad ora il governo di Algeri non ha fornito cifre sugli stranieri uccisi. Il Giappone parla di 10 persone mancanti all'appello, mentre la Gran Bretagna, come ha appena confermato il premier David Cameron, conferma la morte di tre suoi cittadini. Altri tre risultano dispersi, come anche un quarto straniero residente in Gb, e sono verosimilmente morti. Almeno un algerino è stato ucciso, e tra le altre vittime ci sarebbero cittadini di Francia, Stati Uniti e Romania.

Secondo il Ministero l'intervento dei militari ha consentito la liberazione di 685 lavoratori algerini e 107 stranieri.

Un cittadino norvegese, di cui si erano perse le tracce mercoledì scorso - giorno dell'attacco terrorista al campo gasiero di In Amenas in Algeria - è stato tratto in salvo, portando così a cinque i norvegesi ancora dispersi. Lo ha reso noto il gruppo petrolifero norvegese Statoil. "Un altro norvegese è salvo ed al sicuro - ha detto il direttore generale di Statoil, Helge Lund - Siamo seriamente preoccupati per la sorte degli altri nostri cinque colleghi", di cui non si ha notizia.

Sedici ostaggi, non si sa di quale nazionalità, sono stati trovati vivi al termine del blitz militare. Si tratta di persone che, all'inizio dell'attacco, si erano nascoste nei macchinari degli impianti di estrazione. Lo riferisce l'agenzia tunisina Ats, citando un notabile della regione di Illizi. Quindici corpi carbonizzati sono stati invece rinvenuti nell'impianto di gas attaccato dagli estremisti islamici. Un'indagine è in corso per cercare di identificare le vittime.

Manca ancora un bilancio ufficiale, dunque. Anche perché si è celebrato con un nuovo massacro - 18 morti tra ostaggi e terroristi (che porta il bilancio provvisorio delle vittime a 55) - l'ultimo atto del folle assalto compiuto da un manipolo di jihadisti al sito gasiero di In Amenas, nel sud-est dell'Algeria. Dopo giorni da incubo, le unità speciali algerine - che avevano fallito il primo tentativo la scorsa notte - hanno rotto gli indugi, attaccando. Anche perché le speranze di evitare una carneficina sono state bruciate dall'intransigenza dei terroristi che, guidati dal lontano Mali dal loro emiro Moctar Belmoctar grazie ad un telefono satellitare, avevano cercato di guadagnare altro tempo. Ma gli algerini di tempo non ne hanno concesso ed è stato un inferno di colpi ed esplosioni.

Il comandante del commando terrorista che ha preso gli ostaggi è stato identificato come Abdul Rahman al-Nigeri, è del Niger e viene definito un "veterano combattente" strettamente legato al capo del gruppo che ha organizzato l'azione, Moctar Belmoctar, riferisce l'agenzia di stampa mauritana. Non è chiaro quale fosse la posizione dell'altro presunto capo del commando terrorista, Abu al-Bara, ucciso dai militari nell'operazione di ieri.

ALGERIA:ORA PENTAGONO SPINGE PER AZIONE IN MALI
di Stefano de Paolis - Il presidente Barack Obama afferma che la responsabilità "della tragedia" è dei terroristi che hanno compiuto l'attacco, e che rimarrà in "stretto contatto con il governo algerino per comprendere pienamente quanto è successo e lavorare assieme per impedire che cose del genere si ripetano". Ma l'onda d'urto della crisi degli ostaggi è rapidamente arrivata fino a Washington. E ha investito la strategia Usa anti al Qaida in Mali, tra voci di dissensi tra Casa Bianca (più attendista) e Pentagono (che invece vorrebbe un coinvolgimento maggiore degli Stati Uniti al fianco della Francia). Il tutto, mentre il segretario alla Difesa Leon Panetta, già capo della Cia, si prepara a lasciare la sua poltrona al successore designato, Chuck Hagel. Obama ha offerto all'Algeria "qualsiasi assistenza di cui possa aver bisogno a causa di questo attacco" ha affermato che gli Usa continueranno a lavorare con i loro "partner per combattere il flagello del terrorismo nella regione".

L'amministrazione Obama ha più volte affermato che per stabilizzare il Mali è necessario un intervento militare multinazionale, che però deve essere guidato da Paesi africani. Uno sforzo che però sembra avere scarsa possibilità di successo senza l'Algeria, nota il Washington Post, sottolineando che le forze armate algerine sono le più preparate della regione, così come i servizi di intelligence di Algeri sono i più informati sulla galassia jihadista in Maghreb e Nord Africa. Tuttavia, anche per motivi storici, Algeri è più che riluttante a schierarsi militarmente accanto alla Francia, così come da sempre crea problemi a Washington anche solo per consentire agli aerei militari o ai droni Usa di sorvolare il suo territorio. E ora, il sanguinoso raid compiuto senza alcun preavviso alle capitali direttamente interessate dalle teste di cuoio algerine nell'impianto di gas in In Amenas ha affossato le già scarse speranze di un diretto coinvolgimento militare dell'Algeria, hanno affermato funzionari americani, protetti dall'anonimato.

La pressione sulla Casa Bianca aumenta però anche sul fronte interno. I militanti islamici in Mali, "se lasciati fare", ha ammonito in un'intervista il generale Carter Ham, comandante dell'Africa Command Usa, "raggiungeranno la capacità di perseguire i loro obiettivi, che sono espandere il loro raggio di azione e controllo e attaccare gli interessi americani". Un funzionario dell'amministrazione, citato in forma anonima dal Los Angeles Times, ha però affermato: "Nessuno mette in dubbio che al Qaida nel Maghreb Islamico (Aqmi) sia una minaccia per la regione". Ma, "la domanda che tutti dobbiamo porci è: che tipo di minaccia Aqmi rappresenta invece per il territorio degli Stati Uniti? La risposta è: finora nessuna".

Al Pentagono diversi funzionari e militari di alto rango ammoniscono invece che senza un'iniziativa americana più incisiva il Mali rischia di diventare un santuario per il terrorismo jihadista, come lo era l'Afghanistan prima dell'attacco dell'11 settembre 2001 nel cuore dell'America. E sulla scena sembra anche emergere una figura carismatica sul modello di Osama bin Laden: Moctar Belmoctar, chiamato dai suoi seguaci "il principe", o anche "l'inafferrabile" da chi gli dà la caccia. E' lui la 'mente' del sequestro in Algeria, e anche di diverse altre azioni terroristiche. Gli Stati Uniti "prenderanno ogni misura necessaria" per proteggere i loro cittadini contro le minacce di al Qaida, ha assicurato da Londra con forza Leon Panetta. "I terroristi - ha ammonito - sappiano che non troveranno rifugi o santuari né in Algeria, né in Nord Africa, né da nessuna altra parte". Ma in realtà, mettere in pratica gli ammonimenti non è più il lavoro di Panetta. Se il 31 gennaio la nomina di Chuck Hagel sarà confermata dal Senato, secondo quanto scrive il New York Times, Panetta, che ha 74 anni, da metà febbraio si ritirerà a vita privata. E lascerà la 'patata bollente' nelle mani del suo successore.

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