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Corona, prima foto
dopo l'arresto

La latitanza di Fabrizio Corona non é durata a lungo. Nonostante i molti chilometri percorsi in auto attraverso Francia e Portogallo, la fuga del 'fotografo dei vip', che ha deciso di sottrarsi alla giustizia italiana, è finita, scosso e affranto secondo la polizia, tra le braccia degli investigatori che lo braccavano da sabato dopo averlo individuato a Lisbona.

Un finale ben diverso da come era cominciata la vicenda, lo scorso venerdì: la rocambolesca fuga da una palestra del centro, le abituali sbruffonerie ('coming soon', aveva postato l'ex manager sul suo sito dopo l'allontamento) idolatrato da migliaia di fan sui social network, i videomessaggi, gli appelli dei parenti. Nulla di tutto ciò è però bastato a evitargli l'arresto. Ma anche alla fine del viaggio, Corona, non ha resistito alla tentazione di un'ultima guasconata: una telefonata da una cabina pubblica alla periferia di Lisbona, per dettare il videomessaggio poi postato sulla pagina del sito della sua agenzia Socialchannel.it e poi postato su Facebook, in cui annunciava che si sarebbe andato a costituire. L'ultimo gesto da latitante.

Sapeva di non avere più vie di fuga e, terminata la telefonata e visti gli agenti, si è costituito. Oltre al danno (quello dell'aggravamento della sua posizione giudiziaria) Corona ha subito, in un certo senso, anche una beffa: è stato infatti 'tradito' proprio da quel network globale di cui è così esperto. A permettere il suo arresto, infatti, è stato il controllo satellitare Gps del dispositivo antifurto dell'auto usata per la fuga. Proprio grazie alla tecnologia gli agenti della 'mobile' di Milano hanno potuto accertare con esattezza gli spostamenti che Corona ha compiuto all'estero.

Gli investigatori erano già riusciti a scoprire che, insieme a un collaboratore, era passato da Narbonne, in Francia, dove è stato 'agganciato' la prima volta. Per varcare il confine aveva scelto il Colle di Tenda, dove però era rimasto bloccato dalla neve per un paio d'ore e aveva dovuto attendere che la carreggiata venisse liberata. Corona si è presentato oggi, alle 10:30 italiane, nella stazione ferroviaria Monte Abraham Queluz, alla periferia di Lisbona. Da una prima ricostruzione nella giornata di venerdì, Corona è partito con una Fiat 500 prestata da una sua amica di Milano e diretto in Provincia di Modena, dove presso l'abitazione di alcuni conoscenti ha atteso l'ufficialità del provvedimento a suo carico. Nella serata di venerdì è rientrato a Milano, per poi raggiungere sempre in serata la frontiera italo-francese di Ventimiglia, arrivando in Francia nella mattinata di sabato.

Si ritiene che abbia raggiunto Lisbona, da solo, la domenica mattina. Nei propri spostamenti ha percorso quasi sempre strade provinciali e secondarie al fine di non incorrere in possibili controlli, che hanno riguardato invece per tutta la serata di ieri e nel corso della notte auto ed abitazioni di persone a lui vicine. "Ciò ha indotto il latitante a consegnarsi - spiega la questura di Milano, che ha ricevuto anche i complimenti dell'autorità giudiziaria -. Si sta procedendo alla verifica delle posizioni di eventuali complici nella fuga del latitante: uno è già stato denunciato in stato di libertà. Corona, al momento della consegna agli agenti, non aveva alcun documento e si è mostrato scosso ed avvilito". Dopo l'arresto è stato accompagnato presso gli uffici della 'Unitad Information y Investigation Criminal de Policia Judicial' di Lisbona dove, dopo la formalizzazione degli atti, resterà in attesa dell'udienza davanti al 'Tribunal da relacao', che si terrà domani alle 10. Per l'estradizione invece ci vorranno diversi giorni, forse una settimana. "Non sono fuggito, me ne sono andato dall'Italia perché turbato da una sentenza ingiusta e perché temo per la mia vita nelle carceri italiane", ha detto poi Corona al suo legale, l'avvocato Nadia Alecci, che lo ha sentito telefonicamente, cercando poi di spiegare la sua breve latitanza.

Di fatto, ovunque fosse stato arrestato (perlomeno in Europa) sarebbe stato estradato in Italia e, suo malgrado, finito nelle patrie galere. In compenso con la sua bravata ha peggiorato, e di molto, la sua situazione contravvenendo agli obblighi domiciliari dell'affidamento in prova che aveva ottenuto dopo un certo periodo trascorso in carcere per una sentenza precedente. Un reato assimilabile all'evasione, che ora con tutta probabilità andrà a gravare sul suo prossimo periodo di detenzione. In sostanza tra revoca di benefici di legge e condanna definitiva per l'estorsione ai danni di Trezeguet dovrà scontare 7 anni, 10 mesi e 17 giorni di carcerazione. Corona rischia poi di incorrere, nei prossimi mesi, in altre condanne definitive.

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