Lo hanno catturato dopo due anni di latitanza. Lo hanno trovato in una villetta della Riviera di Ponente di Milazzo di fronte allo stadio Grotta Polifemo.Era disarmato, non ha opposto resistenza ed anzi si è complimentato con gli agenti che lo hanno arrestato: “Siete stati silenziosi,non vi avevo sentiti arrivare. Se non aveste catturato non mi sarei mai costituito”. Sono state le prime parole dopo l’arresto di Filippo Barresi, 57 anni boss indiscusso della mafia barcellonese. Era sfuggito a alla cattura il 24 giugno 2011 nell’operazione antimafia Gotha 3. Da allora ha fatto perdere le proprie tracce. Godendo di numerose coperture e complicità ha potuto muoversi in provincia di Messina cambiando continuamente zona. Più volte gli investigatori sono giunti vicino alla cattura ma hanno trovato i covi caldi con parecchie tracce della sua presenza. Fino a ieri sera quando le indagini hanno consentito agli agenti del commissariato di Barcellona e della Squadra Mobile di individuarlo in una villetta di Milazzo. Non era un covo, si trovava lì di passaggio ed infatti in casa non sono stati trovati sui effetti personali. Decine di agenti hanno circondato la casa. Quando il proprietario dell’appartamento l’incensurato Salavatore Cottone, 38 anni titolare di agenzie di scommesse e sale giochi, si è accorto della presenza della Polizia, s’è barricato in casa ed ha spento le luci. QUando gli agenti hanno fatto irruzione nella villetta sembrava fosse disabtita. Cottone è stato trovato nel vano doccia, Barresi si era nascosto in un vano ricavato nel sottotetto al quale si accede mediante una piccola botola dotata di scala estensibile. I poliziotti gli hanno notificato il provvenmditop della Gotha 3 in cui deve rispondere di associazione mafiosa, estorsioni ed omicidio e quello della Procura generale per la sentenza dell’operazione Mare nostrum in cui è stato condannato a 3 anni e 4 mesi sempre per 416 bis. La cattura di Barresi rappresenta un colpo mortale per cosa Nostra barcelllonese. L’uomo rappresenta co Giovanni Rao, Giuseppe Isgrò, Salvatore Ofria e Sem Di Salvo il vertice della cupola locale. Barresi si occupava della gestione dei proventi delle estrsione e curva i difficili equilibri interni al clan. Dala latitanza muoveva le file della famiglia mafiosa poiché tutti i principali padrini erano ormai ristretti in carcere. In questo anno e mezzo però la DDA, coordinta dal procuratore capo Guido Lo Forte, ha fatto terra bruciata attorno a Barresi sequestrandogli un patrimonio di sette milioni di euro ed beni a tutti i suoi familiari e uomini di fiducia.