Dopo una notte passata a limare continuamente la sua bozza di compromesso sul bilancio 2014-2020, il presidente Van Rompuy presenta le sue cifre ai leader dei 27 alle 6.30 del mattino: il tetto complessivo di spesa è 960 miliardi di euro per gli impegni e 908,4 per i pagamenti effettivi.
Rispetto alla proposta di novembre scorso (971 miliardi di impegni), il fiammingo ha tagliato via oltre 10 miliardi, cifra che potrebbe, sulla carta, accontentare tutti. Sarebbe la prima volta nella storia che la Ue diminuisce il suo bilancio, ma secondo molti analisti si tratta di un compromesso al ribasso perché si rinuncia alla crescita e le cifre globali sono tutte al ribasso.
Per l'Italia ci sono comunque novità interessanti: il suo saldo netto migliora di 500 milioni di euro all'anno, e passa così da un saldo netto negativo di 4,5 miliardi nel periodo 2007-2011 a un saldo negativo di 4 miliardi per il settennato 2014-2020. Inoltre guadagna 1,5 miliardi di euro per le regioni meno sviluppate, grazie a dei fondi ad hoc stanziati per i Paesi più colpiti dalla crisi. Ma la crescita resta il capitolo dove si concentrano maggiormente i tagli: infrastrutture, innovazione e ricerca vengono ulteriormente tagliati di 13,84 miliardi. Nella bozza vengono infatti stanziati 125,69 miliardi, nel fallito vertice di novembre erano 139,54 mld (164,31 mld nella proposta della Commissione).
Scure anche sull'amministrazione di un altro miliardo di euro rispetto a novembre, e quasi due miliardi in meno per gli affari esteri, ovvero portafoglio Ashton. Crescono invece di 4,659 miliardi i fondi per la coesione 'economica, sociale e territoriale', e aumentano di 1,25 miliardi di euro i fondi per la politica agricola comune. I capitoli di spesa 'tradizionali' vengono quindi tutti preservati, e i tagli si concentrano sulla spesa comune che non tocca 'buste nazionali' e quindi interessi particolari. La tanto attesa iniziativa contro la disoccupazione giovanile di Van Rompuy viene finanziata con circa sei miliardi di euro, a cui potranno accedere i Paesi dove il tasso di disoccupazione giovanile supera il 25%, quindi Italia compresa.