Lunedì 23 Dicembre 2024

Scoperta proteina
che manda ko diabete

Ricercatori italiani hanno scoperto una proteina chiave nello sviluppo del diabete di tipo due: studi su animali hanno svelato che disattivando questa molecola é possibile prevenire l'insorgenza di alcuni dei sintomi tipici di questa grave malattia metabolica sempre più diffusa nel mondo occidentale. Resa nota sulla rivista Nature Medicine, la scoperta si deve a un gruppo internazionale di ricercatori tra cui il gruppo di ricerca dell'Università Cattolica di Roma coordinato da Andrea Giaccari. Lo studio ha preso le mosse da una scoperta di ricercatori dell'Ospedale di Brunico (Bolzano), in collaborazione con ricercatori degli atenei di Innsbruck e di Verona, fra cui Enzo Bonora. Protagonista di questo studio è la proteina RANKL che svolge un ruolo importante in malattie come l'artrite reumatoide. Inizialmente i ricercatori di Brunico, Innsbruck e Verona hanno scoperto che le persone con elevata quantità di RANKL nel sangue hanno un rischio molto più elevato di ammalarsi di diabete, anche fino a 4 volte in più delle altre persone. Ricercatori tedeschi hanno allora modificato geneticamente alcuni topi (aumentando o riducendo la concentrazione di proteina RANKL) e confermato che RANKL è effettivamente coinvolta nel metabolismo del glucosio. Inoltre i ricercatori hanno dimostrato che bloccare RANKL nei topi diabetici porta a un miglioramento delle alterazioni metaboliche tipiche della malattia: infatti, una volta messa KO, il fegato inizia a rispondere meglio all'insulina e ciò riduce l'eccessiva produzione epatica di glucosio. I ricercatori dell'Università Cattolica hanno infine utilizzato topini alimentati con una dieta ricca di grassi (simile alla dieta scorretta che fa ammalare molte persone di diabete), dimostrando in modo inequivocabile che riducendo RANKL è possibile prevenire i picchi di insulina che sono il primo passo verso il diabete. Esistono già dei farmaci che hanno come bersaglio d'azione la proteina Rankl ma servono per curare altre malattie infiammatorie e non sono utilizzabili nella cura del diabete, spiega Giaccari; peraltro non è un caso che la metformina, un farmaco cardine nella terapia del diabete, ha anche un blando effetto anti-RANKL, in particolare a livello delle ossa. "La nostra scoperta, dunque – conclude Giaccari - potrebbe aprire la strada allo sviluppo di nuovi farmaci per la prevenzione del diabete" e rappresenta comunque un passo avanti importante nella comprensione di questa complessa malattia perché mette in luce lo strettissimo rapporto esistente tra l'insorgenza del diabete e i processi infiammatori. (ANSA)

 

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