Lunedì 18 Novembre 2024

Turismo in Sicilia,
guerra di cifre

«Tranchida ha poco da dire rispetto alle questioni poste dall’assessore Franco Battiato, prima di parlare si documenti su quello che ha combinato il suo assessorato». Così il presidente della Regione Rosario Crocetta interviene sulla querelle tra l’ex assessore regionale al Turismo Daniele Tranchida e il suo successore che ha denunciato di avere trovato le casse dell’assessorato «vuote». Il governatore, dati alla mano, replica a Tranchida: «Se guardiamo per esempio gli impegni nel 2012 scopriamo che l'assessorato al Turismo ha programmato un “buco” di più di nove milioni e mezzo di euro derivante dal fatto che la disponibilità totale dei capitoli in bilancio era di 138.239.745 euro mentre le somme impegnate sono state 147.789.143. Quindi o l’assessore non sa nulla, o non ha controllato, oppure ha avallato questo impegno». Crocetta osserva poi che «quella di prendere impegni di spesa superiori rispetto alle previsioni di bilancio è la ragione del grave deficit che in questi anni è stato prodotto alla Regione». «A tutto ciò va aggiunto - sottolinea il Governatore - il quasi certo sforamento di circa 19 milioni di euro di spesa che la commissione europea ci ha fatto sapere che non sono certificabili poichè gli impegni assunto non sono attinenti alle misure previste dall commissione europea. Anche questa è un’altra pratica antica, la prassi consolidata in tutti gli assessorati di inseguire nella programmazione europea spese che non potevano essere coperte perchè la risposta dell’Ue arriva sempre “dopo” e intanto spese previste sui fondi comunitari in realtà finiscono per diventare debiti fuori bilancio a carico della regione» L’ex assessore Tranchida replica: «In riferimento ai dati forniti dal presidente della Regione, intendo precisare che la dotazione complessiva del bilancio del dipartimento del Turismo, riguardante i fondi Por per il periodo 2007/13, ammontava inizialmente a circa 148 milioni e non a 138 milioni. La differenza è dovuta ai drastici tagli - prosegue - analoghi a quelli subiti da altri dipartimenti, intervenuti a favore del Piano di azione e coesione, provvedimento concordato e assunto dal governo regionale insieme al ministero per la Coesione territoriale, nell’autunno 2012, onde garantire una forte concentrazione delle risorse su alcune priorità (in Sicilia, in prevalenza: dissesto idrogeologico, protezione civile, edilizia scolastica, ambiente). E comunicato dalla programmazione al bilancio e dal bilancio alla ragioneria, solo dopo che gli uffici dei vari servizi del turismo erano già andati avanti con gli impegni, basandosi sulla dotazione di pertinenza. A tutto ciò - sottolinea - vanno aggiunte le decurtazioni dovute all’applicazione rigida del Patto di stabilità, intervenute, in precedenza, che hanno ridotto di fatto, in maniera pesante, il budget attribuito a ogni dipartimento, a esercizio annuale già ampiamente avviato. Non sarebbe stato possibile assumere impegni fuori bilancio, visto che ogni cifra viene impegnata dopo il placet della ragioneria, che ne controlla la copertura con riscontro contabile ». Intanto è ancora aperta la vicenda dei direttori generali perché alcune caselle devono essere riempite e fa discutere il caso dell’ex direttore della Protezione civile Pietro Lomonaco, in ato senza incarico dopo essere stato indicato nell’organigramma varato dalla giunta come nuovo responsabile alle infrastrutture, sostituito però 48 ore dopo da Vincenzo Falgares. Lo Monaco, tecnico in quota Pd, sarà ripescato o rimarà fuori? Il segretario regionale di Grande Sud Pippo Fallica però «il clima da Inquisizione che il governatore Crocetta ha instaurato in tutti gli uffici regionali avrà effetti disastrosi. Sono numerosi, infatti, i casi di immobilismo amministrativo e burocratico per evitare gogne mediatiche e ripercussioni professionali. Il rischio paralisi è concreto. E' compito specifico del Presidente della Regione - sottolinea l'esponente del movimento arancione - far funzionare nel migliore dei modi la macchina amministrativa, non inseguire e alimentare un pericoloso populismo dilagante per il quale “lavoratore regionale” è sinonimo di nullafacente, perditempo o peggio ancora ladro. La stragrande maggioranza di chi opera negli uffici regionali è rispettosa delle regole e leale nei confronti dell’amministrazione. Crocetta - conclude Fallica - non si limiti a tagliare le teste ma cominci a valorizzare anche il merito e le competenze ».

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