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Insegnante spacciatore?
Forse un complotto

Prende corpo l'ipotesi del complotto nell'inchiesta giudiziaria per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini dello spaccio che vede imputato un tour operator e insegnante di scuola elementare di Gela, Domenico Timpanelli, di 47 anni, arrestato il 27 aprile dello scorso anno perché la guardia di finanza, su segnalazione anonima, rinvenne nel passaruota della sua automobile, parcheggiata in strada, quasi mezzo chilo di hashish e 5 grammi di cocaina. 

Timpanelli sarebbe stato "incastrato" per impedirgli di portare all'incasso, il 30 aprile, un assegno da 250 mila euro rilasciatogli da un operatore finanziario a garanzia di un investimento dell'insegnante-imprenditore che col tempo si sarebbe rivelato una truffa. L'assegno poi risulterà scoperto. Ma il promoter lo ha denunciato accusandolo di usura. Timpanelli espose ai magistrati la sua verità e i suoi sospetti e dopo 18 giorni di carcere, su richiesta del pm, ottenne gli arresti domiciliari e la restituzione dell'assegno. Nel provvedimento, il gip Lirio Conti ritenne sussistenti dati ed elementi che "concorrono a suffragare la tesi del complotto" scrivendo che le indagini avevano permesso di accertare che quella droga avrebbe potuto collocarla chiunque e che c'erano persone interessate a"fare in modo che lo stesso non potesse incassare la somma indicata nell'assegno".

 Ora il pm, Silvia Benetti, ha chiesto una proroga delle indagini. Timpanelli, oggi è libero ma sospeso dall'insegnamento. Nel luglio del 1993, uccise con un coltello da cucina il proprio fratello minore, Claudio, durante una furibonda lite, dopo il pranzo domenicale, per il possesso delle chiavi dell'automobile paterna con la quale andare a fare un giro in città. Fu condannato a due anni per eccesso colposo in legittima difesa, col beneficio della sospensione condizionale della pena. 

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