Lunedì 23 Dicembre 2024

Tumori, un virus
può arrestarne
la crescita

Un virus può fermare i tumori. E' il risultato di uno studio internazionale condotto da più ricercatori, tra i quali Riccardo Lencioni, docente di Diagnostica per immagini e Radioterapia all'Università di Pisa, e pubblicato sulla rivista scientifica Nature medicine, che dimostra, per la prima volta, come l'impiego di uno speciale virus mirato contro il tumore possa arrestarne la crescita neoplastica, migliorando la sopravvivenza dei pazienti. "L'idea - spiega Lencioni - era quella che le cellule neoplastiche, tanto aggressive nei confronti dell'organismo, fossero in realtà impreparate a reagire di fronte all'attacco del virus". Lo studio è stato condotto su 30 pazienti con tumore avanzato e inoperabile del fegato con pochi mesi di vita a disposizione: su di loro è stato iniettato il virus oncolitico JX-594 a due diversi dosaggi e i dati hanno dimostrato un'efficace replicazione del virus nelle cellule tumorali, con conseguente distruzione delle stesse, e l'induzione di una reazione immunitaria generalizzata specifica contro il tumore. "I pazienti cui sono state somministrate alte dosi di virus - sottolinea una nota dell'Università di Pisa - hanno fatto registrare una sopravvivenza media di 14,1 mesi, più che doppia rispetto ai 6-7 mesi del gruppo di controllo trattato con basse dosi". Il virus si inietta mediante una sottile agocannula posizionata nel tumore sotto la guida di metodiche radiologiche. La procedura è simile a un'agobiopsia e non necessita di anestesia generale. "Per la prima volta - conclude il ricercatore pisano - un trattamento locale mini-invasivo dimostra efficacia non solo sul tumore bersaglio, ma sull'intero organismo, grazie alla reazione immunitaria che viene indotta contro tutte le cellule neoplastiche, incluse quelle metastatiche. E' uno studio pilota che ha posto le basi per sviluppare un nuovo importante capitolo di ricerca nella lotta contro il cancro, ma prima che il trattamento con virus oncolitico sia disponibile per l'uso clinico è necessario che i risultati, per quanto promettenti, siano confermati da una sperimentazione su larga scala". (ANSA)

 

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