Il "Va pensiero" di Verdi, "il brano simbolo dell'unità d'Italia", ha aperto il festival della par condicio. Maurizio Crozza, il protagonista più atteso della prima serata, ha dovuto faticare per portare a termine il suo intervento: in sala qualcuno (all'Ariston c'é una tradizione in questo senso) ha rumoreggiato, mettendo in difficoltà il comico che ha iniziato il suo intervento fiume, iniziato nei panni di un Berlusconi cantante. E' dovuto intervenire Fazio per far tornare la calma.
E Crozza ha rispettato le regole, imitando Bersani, Ingroia, Montezemolo, spegnendo le possibilità di polemiche: il pubblico alla fine lo ha salutato con un lungo applauso. Il tono complessivo della serata è stato pacato, divertito, con Luciana Littizzetto ben calata nel suo ruolo di conduttrice impertinente, sempre a un passo dalla svirgolata scorretta. Fabio Fazio si è ritagliato uno spazio più istituzionale, al servizio dello spettacolo con la sua consolidata capacità di diventare complice di chi condivide il palco con lui. La gara è stata aperta da Marco Mengoni. Stasera si sono esibiti Raphael Gualazzi, Daniele Silvestri, Simona Molinari con Peter Cincotti, Marta sui Tubi, Maria Nazionale, Chiara. Il meccanismo prevede che ogni cantante proponga due brani: quello che prosegue viene scelto attraverso il televoto e il giudizio della sala stampa.
Complessivamente i cantanti hanno pagato un tributo all'emozione di un palcoscenico che ha messo in difficoltà anche gli interpreti più navigati. L'idea dei "proclamatori", ossia quelli chiamati a proclamare la canzone ammessa alla seconda fase, ha portato sul palco una serie di personaggi che vanno da Marco Alemanno, che ha ricordato Lucio Dalla, a Ilaria D'Amico, da Vincenzo Montella a Flavia Pennetta a Bendetta e Cristina Parodi, in quel mix umano e culturale che è una dei marchi di fabbrica della tv di Fazio. In questo mix di generi e personaggi va inserita anche la celebrazione di Toto Cutugno con il coro dell'Armata Rossa e un'edizione riveduta e corretta dell'italiano. Ai nostalgici del centralismo democratico sarà venuto un accesso di bile.
Oltre sul tanto temuto intervento di Maurizio Crozza, gli occhi erano puntati sull'intervento di Stefano e Federico, la coppia gay che stanno per sposarsi a New York e che, complice un cliccatissimo video su Youtube, sono diventati protagonisti della cronaca. Il loro intervento è stato messo in scaletta dopo le 23.30, è stato mostrato il video di Youtube e la loro apparizione muta - hanno solo mostrato i cartelli che raccontano la loro storia d'amore - è stata ispirata al rispetto e alla tolleranza, con il chiaro obiettivo di evitare il facile scandalismo. Il filo conduttore della serata è stata comunque la sfida della Littizzetto al codice Sanremo: dunque ai tacchi vertiginosi, ai cambi d'abito, soprattutto alla fatidica scala. Per non parlare della carrozza-bianca in puro stile Cenerentola con cui ha raggiunto l'Ariston. Per la prima discesa della sua carriera all'Ariston è arrivato addirittura Felix Baungartner, l'uomo che si è lanciato da 40 mila metri e ha superato la velocità del suono. E' andata così in scena la prima puntata di un'edizione che porta un soffio di novità sul piano dei contenuti musicali, che va in scena in condizioni non facili (la par condicio, la spending review) e che, come dimostra il monologo di Crozza e la presenza di Stefano e Federico, non ha rinunciato a pensare.
Un avvio tra le contestazioni, il gelo, poi gli applausi. 'Osservato speciale' prima ancora del suo arrivo al festival di Sanremo, preceduto dall'altolà di Silvio Berlusconi che lo invitava a "stare lontano dal papa", Maurizio Crozza entra all'Ariston proprio nei panni del Cavaliere. "Ma che figata, non mi sono mai divertito così da quando Alfano ha detto che il Pdl faceva le primarie", esordisce. Ma dal pubblico qualcuno urla 'Vai a casa!', poi 'No politica a Sanremo!'. Lui si blocca.
"La mia non è propaganda", prova a spiegare. "Fuori!", si sente gridare ancora. Urla, spiegherà poi in sala stampa Massimo Martelli, uno degli autori, "riferite a due persone del pubblico che all'entrata di Crozza hanno subito cominciato a gridare e che sono state accompagnate nel foyer dell'Ariston dagli inservienti della vigilanza". La tensione contrae il volto dell'attore, lo blocca, tanto che tocca a Fabio Fazio intervenire per tentare di placare gli animi e di convincerlo ad andare avanti. Crozza-Silvio B. si rivolge anche al dg Rai, seduto in platea: "Ora dico qualcosa che fa venire uno choc, per esempio che non bisogna pagare il canone Rai, Gubitosi dove sei? Beccati diecimila euro. Non sono i miei, sono i vostri". E poi: "Faccio Totò o taglio i fondi alla scuola pubblica?
Per me è uguale. Sono vent'anni che lo faccio e voi continuare a votarmi. Io questo paese lo odio, altrimenti perché avrei proposto il condono? Io questo paese voglio distruggerlo". Poi intona 'Formidable', che per lui fa rima con 'condannable', 'ricattable', 'impunible', 'inevitable che non me ne andro' più". Poi Crozza si fa serio. "La verità è che siamo ingovernabili. Non saremo mai come gli Stati Uniti, rimarremo sempre come gli Stati disuniti d'Italia". Per qualche secondo si muove a scatti come il suo Monti-robot, poi tocca alla parodia di Bersani: "Porco boia, ragassi, siam qui qui ad accordare gli spaghetti alla chitarra", dice citando una delle sue tipiche metafore. Il segretario Pd "sembra uno di quei monaci zen seduto sulla riva del fiume, solo che è così sfigato che invece del nemico passa l'onda di piena che lo travolge". E "così sfigato che se dovesse vincere le elezioni il 28 si dimette il papa e lui comunque è la seconda notizia". Dopo l'unico riferimento, in tutto il monologo, all'addio del pontefice, per par condicio Crozza 'si Ingroia', trasformandosi nel leader di Rivoluzione Civile, che "sembra il fratello stanco di Speedy Gonzales".
Nel mirino finisce la lista Monti, "sostenuta da gente come Tronchetti Provera, Ilaria Borletti Buitoni, Luca Cordero di Montezemolo: questa non è la società civile, è l'alta società civile, è la società civile gold, l'elite dal doppio cognome: basterebbe mettere l'Imu sul secondo cognome e salveremmo il bilancio dello stato". Per chiudere, la parodia di Montezemolo e il finale tra gli applausi. "Voglio ringraziare il pubblico dell'Ariston che ci ha aiutato a riconoscere due persone già note che hanno fatto di tutto per farsi notare anche stasera", commenta Fazio. Un analogo incidente era accaduto un anno fa, con le contestazioni e Celentano. Claudia Mori puntò il dito contro il consigliere Rai Antonio Verro, allora in sala, che stasera sottolinea: "Stasera nessuno può accusarmi di essere stato io a organizzare la contestazione a Crozza, che a quanto ho visto in tv è stata spontanea. Questo è quello che succede quando dalla satira si passa all'insulto". Immediate le prime polemiche. "Crozza, Fazio e i vertici Rai sono stati protagonisti di un clamoroso autogol. Farebbero bene a scusarsi e a riflettere sul grave errore che hanno commesso", dice il portavoce del Pdl Capezzone e Elisabetta Alberti Casellati chiede: "Gubitosi fermi subito questo scempio o si dimetta".
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