Non c'é solo il diritto del cittadino a conoscere gli atti della pubblica amministrazione. C'é anche un dovere a non eccedere nelle richieste di informazioni, specie quando non sono motivate da una vera esigenza di conoscenza ma mirano a rendere la vita difficile a un pubblico funzionario. Il rovescio del principio di trasparenza, che diventa un atto persecutorio, è alla base dell'accusa di stalking e diffamazione con la quale è stato citato in giudizio Aldo Natoli, titolare di uno studio tecnico a Lipari (Me) nonché giornalista pubblicista. Secondo la Procura della Repubblica di Barcellona Pozzo di Gotto (Me), Natoli avrebbe preso di mira una dirigente tecnica del Comune di Lipari presentando in pochi mesi una ventina di richieste di accesso agli atti, segnalazioni, diffide per lavori edili eseguiti dalla vicina di casa di un parente di Natoli. Oltre alle innumerevoli richieste di informazioni, Natoli avrebbe anche diffuso un anonimo (attribuito a un comitato cittadino) con il quale si insinuava che la funzionaria, indicata come una "favorita" del sindaco, non aveva conseguito l'abilitazione per lo svolgimento della sua attività professionale. Natoli è accusato anche di avere esasperato la donna al punto da provocare un'interruzione del servizio tecnico del Comune. (ANSA).