Il business dei parchi eolici nel mirino della mafia, infiltrata grazie ad alcuni subappalti. Negli ultimi anni, le energie rinnovabili, quelle ecologicamente più pulite, hanno goduto di notevoli finanziamenti pubblici e , di conseguenza, attirato i grandi interessi di chi nel territorio continua a fare sentire illecitamente la propria ingombrante presenza. E per chi si opponeva, come nel caso di un ingegnere palermitano, l’alternativa era quella di rinunciare all’incarico e trasferirsi all’estero per evitare ritorsioni. In particolare le indagini hanno riguardato il parco eolico denominato “ Alcatara-Peloritani”, ricadente, in due lotti, tra i comuni di Fondachelli Fantina, Antillo e Francavilla di Sicilia. Un appalto affidato ai privati con finanziamenti pubblici da parte del ministero per l’industria e l’economia. L’operazione Zefiro, condotta dai carabinieri, ha consentito l’arresto di cinque persone con accuse, a vario titolo, di concorso esterno in associazione mafiosa, truffa, estorsione aggravata dal metodo mafioso e concussione. 11, invece, gli indagati tra i quali due manager della società che si era aggiudicata l’appalto principale, quello della costruzione del parco con l’istallazione di 63 aerogeneratori. Tra le persone arrestate ci sono vecchie conoscenze delle forze dell’ordine come il 73enne barcellonese Michele Rotella, già ai domiciliari e coinvolto nell’operazione Vivaio, ed il 47enne di Furnari, Santi Bonanno, imprenditore nel settore movimento terra. In carcere anche Giuseppe Catalano, funzionario del comune di Fondachelli Fantina, Giuseppe Pettinato, anch’egli imprenditore nel settore costruzioni e Francesco Pettinato, sindaco di Fondachelli Fantina, accusato di concussione perché, secondo gli investigatori, avrebbe favorito l’impresa del cugino Giuseppe per la costruzione di alcune sottostazioni e di aver suggerito alcune assunzioni. I provvedimenti sono stati emessi dal gip del tribunale di Messina Maria Teresa Arena. Ad illustrare i particolari in conferenza stampa, nella sede del comando provinciale dei carabinieri, i sostituti della DDA Fabio D’Anna e Giuseppe Verzera ed il colonello Stefano Spagnol.
Le indagini, avviate nel 2009, hanno permesso di individuare un sistema illecito di affidamento dei subappalti e dei lavori. Emersa la distrazione di risorse in favore di imprese contigue alla mafia, il ritardo nel rilascio di alcune autorizzazioni per costringere la società appaltatrice ad affidare i lavori a determinate ditte, e la mancata adozione di provvedimenti, da parte dei tecnici della società appaltatrice, di fronte alla non regolare esecuzione delle opere e nell'impiego di materiali più scadenti rispetto a quelli previsti. Nell’ambito delle attività investigative, sono state eseguite anche perquisizioni. L’inchiesta andrà avanti per cercare di scoprire l’eventuale coinvolgimento di altre persone.