Lunedì 23 Dicembre 2024

Pensioni, crolla
il potere d'acquisto

Potere d'acquisto delle pensioni in caduta libera: in 15 anni è diminuito del 33%. Nello stesso arco temporale il valore di una pensione media è sceso del 5,1%. A rilevarlo è lo Spi-Cgil, che parla di un "crollo vertiginoso" del reddito da pensione rispetto all'andamento dell'economia reale. Mentre tasse e tariffe aumentano sempre più: nel 2013 saranno "alle stelle" e incideranno sui pensionati per 2.064 euro a testa, il 20% in più sul 2012.
Se la perdita nel periodo 1996-2011 risulta già pesante, non è in fase di arresto. Anzi, i dati sul potere d'acquisto delle pensioni sono infatti destinati a peggiorare per effetto del blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero (su quelle superiori a tre volte il minimo, poco sopra i 1.400 euro lordi), che - torna ad evidenziare il sindacato dei pensionati della Cgil - toglie mediamente 1.135 euro nel biennio 2012-2013 a 6 milioni di pensionati. Così un pensionato con un assegno di circa 1.200 euro netti ha perso 28 euro al mese nel 2012 e nel 2013 ne perderà 60, mentre chi percepisce una pensione di circa 1.400 euro netti ha perso 37 euro al mese nel 2012 e ne perderà 78 nel 2013. Come se non bastasse, continua lo Spi-Cgil, bisogna fare i conti con il peso delle tasse e delle tariffe: nel 2013 "saranno alle stelle ed incideranno sui pensionati italiani per una spesa media totale di 2.064 euro pro-capite, ovvero il 20% in più rispetto al 2012". Per le tasse tra addizionale regionale Irpef, addizionale comunale, Imu e Tares se ne andranno infatti mediamente 640 euro, il 12% in più rispetto al 2012. Per quanto riguarda invece le tariffe la spesa media - sempre secondo lo Spi - sarà di 1.424 euro tra telefonia fissa, acqua, luce, gas e riscaldamento. Pesano inoltre, conclude il sindacato, il canone Rai e l'aumento dal 22% al 23% dell'Iva che scatterà il prossimo luglio.
"In Italia la patrimoniale c'é ed é quella che grava sui pensionati, che più di tutti stanno pagando il conto della crisi. Sarebbe bene che il prossimo governo la facesse pagare ai ricchi, che invece poco o nulla stanno contribuendo alle sorti del Paese". Lo chiede il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone, anche alla luce degli ultimi dati sulla perdita del potere d'acquisto delle pensioni, in 15 anni crollato del 33%. "Bisogna intervenire con urgenza - continua Cantone - per sostenere il potere d'acquisto delle pensioni, rimuovere l'odioso blocco della rivalutazione annuale, alleggerire il carico fiscale e rilanciare welfare e sanità. I pensionati rappresentano il 25% degli elettori e a votare ci vanno eccome. La politica dovrebbe avercelo chiaro e agire di conseguenza".
Il potere d'acquisto delle pensioni, già falcidiato (-33% in 15 anni, dal 1996 al 2011), è destinato a peggiorare ulteriormente per effetto del blocco della rivalutazione annuale introdotto dalla riforma Fornero per il 2012-2013 sulle pensioni superiori tre volte il minimo (circa 1.400 euro lordi al mese). A lanciare l'allarme è lo Spi-Cgil, evidenziando che lo stop all'indicizzazione rispetto all'inflazione toglie mediamente 1.135 euro nel biennio in considerazione a 6 milioni di pensionati.

Potere d'acquisto delle pensioni in caduta libera: in 15 anni è diminuito del 33%. Nello stesso arco temporale il valore di una pensione media è sceso del 5,1%. A rilevarlo è lo Spi-Cgil, che parla di un "crollo vertiginoso" del reddito da pensione rispetto all'andamento dell'economia reale. Mentre tasse e tariffe aumentano sempre più: nel 2013 saranno "alle stelle" e incideranno sui pensionati per 2.064 euro a testa, il 20% in più sul 2012.

Se la perdita nel periodo 1996-2011 risulta già pesante, non è in fase di arresto. Anzi, i dati sul potere d'acquisto delle pensioni sono infatti destinati a peggiorare per effetto del blocco della rivalutazione annuale introdotto con la riforma Fornero (su quelle superiori a tre volte il minimo, poco sopra i 1.400 euro lordi), che - torna ad evidenziare il sindacato dei pensionati della Cgil - toglie mediamente 1.135 euro nel biennio 2012-2013 a 6 milioni di pensionati. Così un pensionato con un assegno di circa 1.200 euro netti ha perso 28 euro al mese nel 2012 e nel 2013 ne perderà 60, mentre chi percepisce una pensione di circa 1.400 euro netti ha perso 37 euro al mese nel 2012 e ne perderà 78 nel 2013. Come se non bastasse, continua lo Spi-Cgil, bisogna fare i conti con il peso delle tasse e delle tariffe: nel 2013 "saranno alle stelle ed incideranno sui pensionati italiani per una spesa media totale di 2.064 euro pro-capite, ovvero il 20% in più rispetto al 2012". Per le tasse tra addizionale regionale Irpef, addizionale comunale, Imu e Tares se ne andranno infatti mediamente 640 euro, il 12% in più rispetto al 2012. Per quanto riguarda invece le tariffe la spesa media - sempre secondo lo Spi - sarà di 1.424 euro tra telefonia fissa, acqua, luce, gas e riscaldamento. Pesano inoltre, conclude il sindacato, il canone Rai e l'aumento dal 22% al 23% dell'Iva che scatterà il prossimo luglio.

"In Italia la patrimoniale c'é ed é quella che grava sui pensionati, che più di tutti stanno pagando il conto della crisi. Sarebbe bene che il prossimo governo la facesse pagare ai ricchi, che invece poco o nulla stanno contribuendo alle sorti del Paese". Lo chiede il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone, anche alla luce degli ultimi dati sulla perdita del potere d'acquisto delle pensioni, in 15 anni crollato del 33%. "Bisogna intervenire con urgenza - continua Cantone - per sostenere il potere d'acquisto delle pensioni, rimuovere l'odioso blocco della rivalutazione annuale, alleggerire il carico fiscale e rilanciare welfare e sanità. I pensionati rappresentano il 25% degli elettori e a votare ci vanno eccome. La politica dovrebbe avercelo chiaro e agire di conseguenza".

Il potere d'acquisto delle pensioni, già falcidiato (-33% in 15 anni, dal 1996 al 2011), è destinato a peggiorare ulteriormente per effetto del blocco della rivalutazione annuale introdotto dalla riforma Fornero per il 2012-2013 sulle pensioni superiori tre volte il minimo (circa 1.400 euro lordi al mese). A lanciare l'allarme è lo Spi-Cgil, evidenziando che lo stop all'indicizzazione rispetto all'inflazione toglie mediamente 1.135 euro nel biennio in considerazione a 6 milioni di pensionati.

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