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Il boss Barresi
va al “41bis”

Il boss barcellonese 57enne Filippo Barresi è al “41 bis”, ovvero il carcere “duro”, è già stato trasferito al carcere di Milano-Opera. Il provvedimento nei confronti dell’ultimo grande latitante della famiglia mafiosa dei Barcellonesi, scovato e catturato a gennaio a Milazzo dopo quasi due anni di latitanza, è stato firmato dal ministro della Giustizia Paola Severino, che ha accolto la richiesta formulata subito dopo la cattura dal capo della Procura antimafia di Messina Guido Lo Forte. Subito dopo la cattura, ad incastrarlo era stato il dirigente del commissariato di polizia di Barcellona, il vice questore Mario Ceraolo, che gli dava la caccia da parecchio tempo, Barresi era stato trasferito al carcere palermitano di Pagliarelli, dove era stato interrogato e aveva respinto le contestazioni contenute nell’ordinanza di custodia cautelare dell’operazione antimafia “Gotha”, l’inchiesta sulla famiglia mafiosa barcellonese che a distanza di dieci anni dall’indagine antimafia “Icaro” lo ha riportato in carcere. Barresi, 57enne, ritenuto dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina il “reggente esterno” del clan mafioso dei barcellonesi, datosi alla latitanza proprio su decisione dei vertici della famiglia, era latitante dal giugno del 2011, quando sfuggì all’arresto per l’operazione “Gotha”, ed è accusato di associazione di tipo mafioso, quale capo promotore, che gli viene contestata nell’ordinanza di custodia cautelare siglata dal gip di Messina Massimiliano Micali. Nel corso dell’interrogatorio palermitano Barresi, che è assistito dagli avvocati Tommaso Autru Ryolo e Giuseppe Lo Presti, aveva accettato di rispondere alle domande dei gip Alajmo e si era proclamato “estraneo” ai fatti contestati nel provvedimento custodiale, dichiarando di essere un vivaista. È considerato il più pericoloso dei componenti del quadrumvirato che regge attualmente la famiglia mafiosa di Barcellona, composto anche da Giovanni Rao, Salvatore Ofria e Salvatore “Sem” Di Salvo (Barresi sarebbe il quarto in ordine di “successione”). Barresi viene descritto dai collaboratori di giustizia Bisognano, Gullo, Truscello e Castro come elemento di vertice nel sodalizio criminale, il boss è accusato di essere stato l’esecutore materiale di alcuni omicidi (Siracusa, Cattanino) avvenuti nei primi anni Novanta. La sua cattura da parte della polizia era avvenuta nella notte tra il 29 e il 30 gennaio a Milazzo, in un’abitazione lungo la riviera di Ponente in prossimità della Grotta Polifemo. Assieme a lui, era stato catturato anche il 38enne Salvatore Cuttone, accusato di favoreggiamento. Molto concitate erano state le fasi del blitz notturno, gli agenti del commissariato di Barcellona avevano circondato la casa per poi fare irruzione da una finestra. Barresi e Cuttone erano disarmati, ma avevano fiutato la presenza delle forze dell’ordine tanto da sbarrare la porta e spegnere le luci. Il boss aveva tentato la fuga attraverso un sottotetto, provando ad accedervi da una scala a scomparsa, ma era stato immediatamente bloccato.

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