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Scoperta dalla GdF
evasione intenazionale

Dal sito gdf.it
 Il business della multinazionale consiste nella realizzazione e vendita di prodotti in plastica, commercializzati in tutto il mondo. Le materie prime però, una volta acquistate, anziché essere lavorate in Italia, vengono cedute ad un'azienda irlandese, interamente controllata dalla società italiana e gestita da connazionali. La trasformazione avviene così completamente all'estero ed in Italia ritornano i prodotti finiti, pronti per essere commercializzati, formalmente ceduti dal fornitore irlandese, peraltro a prezzi di gran lunga superiori a quelli di mercato.
Alla fine di tutti questi passaggi, il grosso del valore aggiunto dell'attività commerciale si realizza in Irlanda, dove l'aliquota base di tassazione del reddito d'impresa si ferma al 12,50%. In cinque anni, ammontano, così, a 60 milioni di euro i ricavi conseguiti all'estero che, secondo la ricostruzione dei Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Torino, andavano comunque dichiarati in Italia.
In base ai riscontri eseguiti e all'analisi della documentazione extracontabile acquisita, più che un autonomo soggetto economico, infatti, quello situato in Irlanda appare piuttosto una diretta promanazione (anche nel management) della società italiana, che ha quindi l'obbligo di far emergere nella propria dichiarazione tutti i redditi comunque conseguiti, anche con proprie stabili organizzazioni situate all'estero.
Si tratta della concreta applicazione del principio cd. "world wide taxation", di tassazione del reddito mondiale, secondo il quale i profitti di un'impresa sono assoggettati a tassazione nel Paese di residenza (nel caso di specie l'Italia), a prescindere dal luogo in cui quei redditi sono stati prodotti.
Nessun pericolo, però, di duplicazione del prelievo fiscale sul reddito prodotto in Irlanda, pari a circa 10 milioni di euro, una volta dedotti (dai 60 milioni) i costi di produzione. La gestione di fatto di uno stabilimento d'impresa totalmente dipendente dalla società nazionale ha fatto sorgere l'obbligo di dichiarare in Italia i redditi lì prodotti. Tuttavia, in base a specifiche norme convenzionali, le imposte pagate nel Paese di produzione del reddito (in questo caso, l'Irlanda) potranno essere riconosciute dal Fisco nazionale nel calcolo del quantum dovuto in Italia. 

Dal sito gdf.it

Scoperta dalla Guardfia di Finanza una evasione fiscale internazionale. 

 Il business della multinazionale consiste nella realizzazione e vendita di prodotti in plastica, commercializzati in tutto il mondo. Le materie prime però, una volta acquistate, anziché essere lavorate in Italia, vengono cedute ad un'azienda irlandese, interamente controllata dalla società italiana e gestita da connazionali. La trasformazione avviene così completamente all'estero ed in Italia ritornano i prodotti finiti, pronti per essere commercializzati, formalmente ceduti dal fornitore irlandese, peraltro a prezzi di gran lunga superiori a quelli di mercato.

Alla fine di tutti questi passaggi, il grosso del valore aggiunto dell'attività commerciale si realizza in Irlanda, dove l'aliquota base di tassazione del reddito d'impresa si ferma al 12,50%. In cinque anni, ammontano, così, a 60 milioni di euro i ricavi conseguiti all'estero che, secondo la ricostruzione dei Finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Torino, andavano comunque dichiarati in Italia.

In base ai riscontri eseguiti e all'analisi della documentazione extracontabile acquisita, più che un autonomo soggetto economico, infatti, quello situato in Irlanda appare piuttosto una diretta promanazione (anche nel management) della società italiana, che ha quindi l'obbligo di far emergere nella propria dichiarazione tutti i redditi comunque conseguiti, anche con proprie stabili organizzazioni situate all'estero.

Si tratta della concreta applicazione del principio cd. "world wide taxation", di tassazione del reddito mondiale, secondo il quale i profitti di un'impresa sono assoggettati a tassazione nel Paese di residenza (nel caso di specie l'Italia), a prescindere dal luogo in cui quei redditi sono stati prodotti.
Nessun pericolo, però, di duplicazione del prelievo fiscale sul reddito prodotto in Irlanda, pari a circa 10 milioni di euro, una volta dedotti (dai 60 milioni) i costi di produzione. La gestione di fatto di uno stabilimento d'impresa totalmente dipendente dalla società nazionale ha fatto sorgere l'obbligo di dichiarare in Italia i redditi lì prodotti. Tuttavia, in base a specifiche norme convenzionali, le imposte pagate nel Paese di produzione del reddito (in questo caso, l'Irlanda) potranno essere riconosciute dal Fisco nazionale nel calcolo del quantum dovuto in Italia. 

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