L’ultimo ricorso è stato rigettato e il Consiglio comunale si può dichiarare decaduto oltre ogni dubbio. Le procedure che hanno portato alla dichiarazione di dissesto del Comune di Milazzo sono legittime e il consiglio comunale avrebbe dovuto approvare la delibera entro il 31 dicembre per evitare di andare a casa. È quanto si evince dalla sentenza del Tar di Catania che ieri si è pronunciato nella camera di consiglio sul ricorso presentato da un gruppo di consiglieri comunali. E così come era avvenuto per le due richieste di sospensiva anche stavolta l’organo amministrativo ha rigettato la domanda cautelare. Un provvedimento che rappresenta l’ulteriore conferma che i 30 consiglieri comunali, attualmente sospesi, dovranno andare a casa. Non ci saranno altre prove d’appello che se qualche rappresentante delle forze politiche ha preannunciato l’ipotesi di un ricorso al Cga. Conoscendo i tempi dell’organo di secondo grado, va detto che si tratta di una ipotesi remota specie se rapportata col presente. Per i prossimi due anni e mezzo insomma a svolgere l’attività del consiglio comunale sarà un commissario straordinario nominato dalla Regione. Potrebbe essere anche lo stesso De Joannon che in questo momento sta sostituendo il civico consesso a seguito di una nomina non per decadenza ma per sospensione. Si vedrà nei prossimi giorni. Ma cosa ha scritto il Tar in questa nuova pronuncia? Sostanzialmente quanto era stato riportato nei due decreti presidenziali con i quali era stata rigettata la sospensiva. Nelle quattro pagine dell’ordinanza, i giudici amministrativi (presidente Ferlisi, consiglieri Guzzardi e Barone) hanno respinto definitivamente il ricorso presentato dai consiglieri comunali per l’annullamento di quattro provvedimenti tra di loro connessi: l’assegnazione da parte del prefetto del termine di 20 giorni per l’adozione della delibera di dissesto; la successiva nomina del commissario ad acta da parte del prefetto vicario; la delibera dello stesso commissario ad acta, dottoressa Margherita Catalano che ha dichiarato il dissesto finanziario del Comune; ed infine il provvedimento con il quale il prefetto Stefano Trotta ha iniziato il procedimento di scioglimento del consiglio comunale di Milazzo. I consiglieri rivendicavano l’adozione di una delibera di adesione al decreto legge 174 del 10 ottobre 2012, convertito in legge il 7 dicembre 2012 e soprattutto della delibera adottata in consiglio comunale il 22 dicembre scorso, in sostituzione della proposta che era stata presentata dall’Amministrazione e che non è stata mai trattata in consiglio nonostante una formale richiesta avanzata da nove consiglieri comunali. Per i giudici amministrativi quel provvedimento non poteva essere adottato nel caso di Milazzo in quanto la Corte dei Conti aveva già avviato la procedura del dissesto già nel luglio del 2012 con la richiesta al Comune di Milazzo di adottare, entro sessanta giorni, misure correttive. Quindi nel settembre 2012 – si legge sempre nella sentenza – la Corte ha preso atto dell’inadempienza del Comune disponendo la trasmissione degli atti al prefetto per gli adempimenti di sua competenza. Da qui l’inapplicabilità della nuova normativa e la decisione di compensare però le spese “data la novità e la delicatezza delle questioni sollevate”. A presentare il ricorso sono stati i consiglieri Rosario Pergolizzi, Antonio Franco Cusumano, Franco Scicolone, Antonio Capone, Rosaria De Luca, Santo Napoli, Roberto Mellina, Damiano Maisano, Giuseppe Doddo e Orazio Saraò, rappresentati e difesi dall’avv. Marcello Scurria. A rappresentare gli interessi del Comune, l’avv. Fulvio Cintioli, nei confronti del quale era stata sollevata dai ricorrenti eccezione di inammissibilità. Anche in questo caso il Collegio ha ritenuto di dover ammettere l’intervento ad opponendum dell’amministrazione comunale. A rappresentare la prefettura è stata invece l’Avvocatura dello Stato di Catania. Ora la Regione dovrà procedere al decreto di decadenza del Consiglio. Da Roma invece si attende la pubblicazione dell’estratto della delibera di dissesto e poi la nomina dell’organo straordinario di liquidazione che dovrà appianare i debiti del Comune.