Ben trentacinque nodi di rischio frane sono stati individuati sul territorio di Capo d’Orlando. E come se non bastasse, a questi punti critici bisogna anche aggiungere venti zone a rischio “idro”. Sono le risultanze dello studio sul territorio da parte dei tecnici del Comune di Capo d’Orlando che hanno redatto in questi giorni il Piano di protezione civile per il dissesto idrogeologico della cittadina paladina. Il Piano è stato chiesto dal Dipartimento regionale della Protezione civile ai quei comuni, come Capo d’Orlando, ad elevato rischio idrogeologico. Il territorio paladino, stretto tra il mare e le montagne, infatti era stato classificato a suo tempo “R 4”, cioè al punto più alto della scala dei rischi, dall’assessorato regionale Territorio ed Ambiente e non a torto visto che di segnali in questo senso ne aveva avuto a bizzeffe. Solo tre anni fa Capo d’Orlando rimase isolata dal punto di vista stradale, sia a levante che a ponente, per due frane che interruppero la circolazione sull’allora unica strada di accesso e di uscita dalla città e cioè la statale 113. Poi per fortuna sul lato a ponente l’Amministrazione Sindoni è riuscita a creare due arterie alternative, e cioè la via del Mare e la via dei Limoni, e da quel lato la situazione è ora sotto controllo. Rimane invece a rischio sul lato Messina poiché non c’è alternativa alla statale se non l’autostrada A 20 che bisogna però imboccare al casello di Rocca di Caprileone e quindi sul versante opposto e con il pagamento del ticket. Attualmente proprio su questo versante, pende la minaccia di una interruzione alla circolazione per lo smottamento registratosi a Testa di Monaco e per fortuna “imbrigliato” dalla rete d’acciaio che era stata stesa dopo l’ultima frana. L’Anas che avrebbe dovuto intervenire per lo svuotamento della rete pare che dovrà ritardare il suo intervento per intoppi amministrativi. Forse il reperimento dei fondi necessari o l’iter per la gara di affidamento dei lavori a ditte esterne, la causa. Comunque la situazione in questa zona è preoccupante perché le preventivate prossime abbondanti precipitazioni atmosferiche potrebbero far scivolare ancora la montagna e far “esplodere” la rete con la conseguenza della interruzione della statale su cui si riverserà tutto il materiale attualmente trattenuto dalle maglie. Tornando al Piano di protezione civile del comune di Capo d’Orlando, i tecnici che lo stanno approntando e cioè l’ing. Carmelo Paratore ed il geom. Alfredo Gugliotta dell’Ufficio tecnico comunale e l’esterno geologo Filippo Cappotto, dovrebbero completarlo entro la fine di aprile. È un elaborato di assoluta importanza per la Protezione civile perché da esso derivano le priorità di monitoraggio sulle zone a rischio e di intervento ed è propedeutico a qualsiasi richiesta di finanziamento per la difesa e la bonifica idrogeologica. I punti più a rischio del territorio paladino, quelli contraddistinti con il segno rosso sulla mappa, sono le zone ai piedi delle montagne del Santuario (il promontorio della città), e le colline di Drago e Forno.
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