I giudici del tribunale di Milano, dopo aver respinto la richiesta di prove aggiuntive avanzate dalla difesa di Silvio Berlusconi, hanno chiuso l'istruttoria dibattimentale del processo Ruby. Per le 14, salvo imprevisti, dovrebbe cominciare la requisitoria.
La difesa di Silvio Berlusconi aveva chiesto al tribunale un confronto tra il pm minorile Annamaria Fiorillo e l'allora commissario di polizia Giorgia Iafrate su quanto accaduto nell'ormai nota notte in questura, e inoltre di sentire alcuni testimoni tra cui la madre della giovane marocchina. Sulle richieste di prove aggiuntive i giudici si sono ritirati in camera di consiglio. Se dovessero respingere l'istanza inizierà la requisitoria dei pm.
''Ho sempre mantenuto ferma la mia posizione e cioe' che la ragazza venisse affidata ad una comunita'''.: cosi' il pm minorile Annamaria Fiorillo sentita come testimone a Milano al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi. Il pm, ricordando le quattro telefonate ricevute nell'ormai nota notte in cui la minorenne venne trattenuta in Questura e poi affidata a Nicole Minetti, ha ribadito di aver dato disposizioni di ''metterla in comunita''' per il sospetto che ''svolgesse attivita' di prostituzione''.
Il pm Fiorillo, sentita come teste in Aula al processo Ruby a carico di Silvio Berlusconi, ha spiegato che nella notte tra il 27 e il 28 maggio 2010, quando la minorenne venne portata in Questura, al commissario di polizia che gli aveva riferito che la giovane marocchina era nipote di Mubarak fece notare: "tutt'alpiù è figlia del re del Marocco". Il pm ha spiegato che quella notte nessuno le disse della telefonata di Berlusconi ma si era solo presentata Nicole Minetti perché la ragazza era nipote dell'ex rais.
Annamaria Fiorillo ha ricordato che quella notte nella prima telefonata ricevuta le era stato riferito della denuncia fata da Caterina Pasquino, la quale aveva incontrato Ruby in un centro di bellezza a Milano. Al pm di turno quella notte erano state date due versioni dalle ragazze, quella della derubata e quella dell'autrice del furto, cioé della marocchina minorenne al centro dell'inchiesta. "Sospettai che la ragazza - ha affermato riferendosi a Ruby - svolgesse attività di prostituzione e poi per me c'era una notizia di reato. Quindi disposi di metterla in comunità e che venisse per prima cosa fotosegnalata. E dissi anche al mio interlocutore questa frase, me la ricordo bene: "così la smette anche di prenderci in girò". Il magistrato durante la sua deposizione ha spiegato che con l'affido alla comunità si puntava a dare a Kharima El Marough "nuove occasioni e stili di vita".
Per il pm minorile, il commissario di polizia Giorgia Iafrate, alla quale aveva dato indicazioni di affidare la minore a una comunità, fu "una telefonata indimenticabile perché non è mai successo che dall'altra parte ci fosse una persona che non voleva ascoltarmi". Il pm ha spiegato in aula che dopo la mezzanotte di quella sera ricevette la terza telefonata e questa volta parlò con il commissario Iafrate, la quale le disse che "non c'erano posti in comunità e che si era presentata una consigliera ministeriale, tale Minetti, e che si era offerta di prendere in affido la minore". Il magistrato ha riferito ai giudici di aver risposto al commissario di Polizia che quella di consigliera ministeriale era "una carica che non conosco e avevo anche chiesto a che titolo quella persona si era offerta di prendere in affido la ragazza". Il pm Fiorillo ha quindi proseguito spiegando al collegio che la poliziotta al telefono le aveva poi spiegato che Nicole Minetti aveva fatto sapere "che era stata incaricata perché si trattava della nipote di Mubarak. Rimasi incredula - ha proseguito il pm minorile - feci alcuni commenti e osservai 'se mi avete detto che e' marocchina, tutt'al più è figlia del re del Marocco". Durante la sua deposizione il pubblico ministero dei minori ha spiegato che Giorgia Iafrate "faceva fatica ad ascoltarmi, parlava come se fosse un monologo e io avevo difficoltà ad inserirmi nel suo discorso. Sembrava che il suo fine fosse, come poi si è rivelato, affidare la ragazza" alla persona che si era presentata in Questura. "Ebbi con lei - ha continuato ancora Annamaria Fiorillo riferendosi al commissario di polizia - un tono deciso perché la minorenne si trovava in una situazione di difficoltà. E le dissi che se non intendeva comprendere se ne sarebbe assunta ogni responsabilità. Fu una telefonata indimenticabile. Non mi é mai successo che dall'altra parte ci fosse una persona che non voleva ascoltarmi".
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