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Rifiuti, stop
alla raccolta,
è emergenza

dusty patti
Hanno chiesto aiuto a tutti. Sindaci, funzionari regionali, dirigenti dell’Ato, responsabili della Dusty. Allargano tutti le braccia. Nessuno sa cosa rispondere ai lavoratori che si occupano della raccolta dei rifiuti nella zona tirrenica. Si erano fermati due mesi fa finchè non avevano ricevuto garanzie e rassicurazioni. Si sono fermati di nuovo questa settimana perché le promesse sono state mantenute solo in piccola parte e il loro futuro adesso è nero, anzi nerissimo. Alcuni hanno preso circa il 20 percento degli stipendi arretrati. Altri neanche questo. C’è chi aspetta ancora 14 mensilità arretrate. Sette sindaci si erano impegnati a pagarli direttamente, ma solo quelli di Saponara, Villafranca e Spadafora lo hanno fatto. Gli altri sono rimasti fermi alle promesse. La questione è estremamente delicata e di difficile soluzione. L’ato 2 pretende dai sindaci dei 38 comuni in cui opera più di 100 milioni di euro di arretrati. Oggi la società d’ambito è in liquidazione, la regione ha chiesto ai comuni di chiudere i conti. Ne è nato un contenzioso complesso. Nel frattempo l’Ato non paga la Dusty che a sua volta non paga i dipendenti. A complicare ulteriormente le cose c’è un altro aspetto. Con la Dusty lavorano anche alcuni operai dipendenti diretti dell’Ato2. Neppure loro prendono i soldi. E c’è di più. Dalla regione hanno saputo di non risultare nell’organigramma Ato, dove ci sono solo amministrativi. Paradossalmente, rischiano di restare fuori quando ci sarà il passaggio in blocco alle nuove Srr che prenderanno il posto delle società d’ambito. Al cantiere di Saponara è già iniziata la protesta, gli altri cantieri sono in subbuglio. I lavoratori pronti a una protesta eclatante. I Comuni cercano soluzioni e intanto hanno fatto ricorso all’articolo 191 del decreto 152 del 2006. Per fronteggiare l’emergenza chiamano ditte che fanno la raccolta. Ditte esterne, naturalmente. Per le qauli sono stati trovati i soldi necessari. Al danno per i lavoratori si aggiunge pure la beffa.

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