«I fenomeni della corruzione e della concussione hanno assunto caratteri di sistematicità e vastità ma, purtroppo, in mancanza di una esplicita denuncia o di una scoperta in flagranza, i reati sono difficilmente accertabili e la quasi totalità delle indagini contraddistinte da successo è fondata sull’attività di intercettazione telefonica e ambientale ». Così il presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Sicilia, Luciano Pagliaro, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario tenutasi nell’aula magna della facoltà di Giurisprudenza, a Palermo. Secondo il magistrato per fronteggiare l’illegalità, la corruzione e il malaffare pesantemente presenti nel Paese e in grado di inquinare la vita civile occorre «una semplificazione legislativa, limitando al massimo il passaggio delle pratiche da un ufficio all’altro ed eliminando i lacci e lacciuoli che ostacolano il sollecito svolgimento dell’attività amministrativa e costituiscono il brodo di coltura per il manifestarsi dei fenomeni concussivi e corruttivi. Nessun provvedimento – ha puntualizzato – per quanto incisivo potrà avere effetti determinanti per l’eliminazione del fenomeno ove non vi sia un ritorno dell’etica nella politica, nonché una condivisione da parte della società civile dei princìpi di onestà, correttezza».