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Spy-Muos, Province e
città metropolitane

  Il Muos sembrava uno scherzetto, una revoca di autorizzazione come tante, normale routine per gli uffici della Regione anche se dall’altro lato questa volta c’era niente di meno che la Marina degli Stati Uniti. Strada facendo si è capito che la realizzazione è molto più seria e imponente di quanto era dato sapere e spunta fuori persino una sorta di possibile spy-story, di trama per assecondare il percorso progettuale e la realizzazione del mega impianto radar a Niscemi, oggetto di un accordo strategico internazionale avallato dal nostro Ministero della Difesa perché di interesse sovranazionale. L’improvviso stop decretato dal presidente della Regione Rosario Crocetta non è stato ovviamente gradito ma adesso a rendere più inquietante tutta la vicenda vi sono le dichiarazioni dell’ex senatore di Idv Sergio De Gregorio, il quale nel riferire di un contributo milionario ricevuto nel 2008 dal Pdl per abbandonare il centrosinistra e far cadere così il governo Prodi, ha fatto un riferimento proprio al Muos. Cosa c’entra con la vicenda di allora? Secondo l’ex parlamentare la Cia avrebbe accolto di buon grado la caduta di quel governo perché ostile al Muos. Non è preoccupato più di tanto il presidente Crocetta il quale ribadisce la sua scelta coraggiosa: «Prima di qualsiasi strategia difensiva viene la salute della gente. Ho chiesto alla Marina Usa garanzie in tal senso, cioé che si esprimesse un organismo competente come può essere l’istituto superiore di sanità, per avere un parere scientifico chiarificatore sui possibili effetti da onde elettromagnetiche o altri danni. Nessuno ha risposto». Certo alla luce delle sorprendenti dichiarazioni di De Gregorio, tutto viene visto in una luce diversa: «Mi aspetto una reazione da parte di qualcuno. Gli stessi, magari, che in passato avevano l’obiettivo di far commissariare la Sicilia, così da far saltare tutto e restaurare il loro ordine. Chi sono? Gli stessi poteri che decisero di far scomparire il presidente dell’Eni Mattei» dice sarcasticamente Crocetta, consapevole di essere “seduto sopra una polveriera”. «Se si è mossa la Cia per far cadere un governo nazionale, figuriamoci cosa può succedere a un semplice presidente della Regione. D’altronde, già dai primi giorni del mio insediamento sono partiti i dossier nei miei confronti. Ed è chiaro che a muoversi, in questi casi, sono i poteri forti». Difende la scelta del no al Muos, e sottolinea che sia una “sua” decisione, non indotta dai “grillini” dai quali comunque era invocata. Il blocco del progetto, prima autorizzato e ora stoppato con tanto di revoca delle autorizzazioni, ha recepito infatti istanze levatesi dal territorio. Non è l’unica grana all’ordine del giorno in questa settimana. Domani saranno definite le norme transitorie sull’abolizione delle Province, un provvedimento che contempla anche l’istituzione delle tre città metropolitane: per Messina, Catania e Palermo una soluzione salvifica dei problemi finanziari, perché potranno drenare trasferimenti statali e scongiurare il rischio default. A Palazzo d’Orleans, in contemporanea, si lavora alla programmazione 2014 e alla modifica del progetto Terna sull’elettrodotto Calabria-Sicilia. C’è già un’intesa in tal senso col Ministero competente e la società. Crocetta, diventato un riferimento per la politica nazionale, non si risparmia anche su questo fronte: lo apprezzano al contempo Grillo e Bersani e il “modello Sicilia” come metodo per procedere a livello romano ha fatto di lui un interlocutore privilegiato. I vertici del Pd nelle ultime ore lo hanno sentito ripetutamente per confrontarsi sugli scenari probabili. Prudente e sin dall’esordio dialogante col M5S, il governatore non si sbilancia sulla conclusione delle trattative nazionali ma sembra invitare i “grillini” a fare una riflessione: «Non potete candidarvi per la paralisi e l’ingovernabilità. Vanno rispettate le regole della democrazia e spetta al partito che ha la maggioranza guidare il governo. Grillo non è un eversore e deve passare dalla contestazione alla progettualità». D’altra parte il leader di M5S sa bene di aver ricevuto un voto di protesta trasversale, un consenso cospicuo specie da chi ha voluto dare una sonora sberla a tante cariatidi, al loro cianciare e ai rispettivi partiti di carta. Non per sabotare tutto, ma ottenere i correttivi e andare avanti.

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