Horacio Verbitsky, il grande accusatore di Papa Francesco, conferma e rilancia: il giornalista argentino che ha denunciato la presunta complicità dell'allora provinciale gesuita Jorge Bergoglio con la dittatura militare pubblica oggi sul quotidiano Pagina12 documenti che secondo lui "chiudono la discussione sul ruolo di Bergoglio nel caso di Yorio e Jalics", i due sacerdoti arrestati e torturati per 6 mesi nel 1976.
Il principale documento, che Verbitsky afferma aver "trovato per caso negli archivi del ministero degli Esteri", è una scheda compilata nel 1979 dall'allora Direttore del Culto Cattolico del dicastero, Anselmo Orcoyen, nella quale si dettagliano i motivi per i quali raccomanda di non consegnare un nuovo passaporto a padre Francisco Jalics, che era partito dall'Argentina verso la Germania.
La breve scheda riassume il curriculum "sovversivo" del sacerdote – includendo il fatto che è stato detenuto insieme al suo collega Yorio nella Scuola di Meccanica dell'Esercito perché "sospettato di contatti con i guerriglieri" - e aggiunge alla fine che "questi dati sono stati trasmessi a Orcoyen dallo stesso padre Bergoglio", che lo aveva fatto "con la speciale raccomandazione di non concedere quello che richiede", ossia un passaporto nuovo per Jalics.
Questo, insiste Verbitsky, dimostra che Bergoglio non solo aveva ritirato la sua protezione ai due sacerdoti dopo che, nel febbraio del 1976, avevano rifiutato di sciogliere la comunità che avevano creato nella bidonville di Bajo Flores, ma che inoltre ne aveva denunciato "le attività sovversive" alle autorità militari. "E' logico che questo fatto del 1979 non basta per una condanna legale su un sequestro del 1976", sottolinea Verbitsky, aggiungendo tuttavia che il documento "traccia il profilo di una linea di condotta". Siccome "denunciare il Direttore del Culto Cattolico della dittatura come parte di una cospirazione contro la Chiesa sarebbe troppo", conclude il giornalista, "Bergoglio e il suo portavoce (riferimento a padre Lombardi, ndr) tacciono su questi documenti e preferiscono insultare chi li ha trovati, preservati e pubblicati". (ANSA)
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