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Raoul Bova
padre “per forza”

raoul bova

È nelle sale “Buongiorno papà”, terza regia dell’attore Edoardo Leo. Prodotto da Fulvio e Federica Lucisano e distribuito da Medusa, il film è incentrato sulle vicende di Andrea (Raul Bova), uomo avvenente e di successo la cui vita, poco aperta ai sentimenti e alle responsabilità, verrà sconvolta dall’arrivo di un’adolescente (Rosabell Laurenti Sellers) che afferma di essere sua figlia. Sarà l’inizio di un percorso di maturazione che porterà il protagonista a rivedere molte delle sue convinzioni ed a crescere. Nel cast Marco Giallini, nei panni di un nonno sui generis, due siciliani doc come Nicole Grimaudo e il messinese Ninni Bruschetta, Mattia Sbragia e lo stesso Edoardo Leo, da noi raggiunto durante il tour promozionale del film.

La paternità “subita” è una tematica quantomai attuale. Sembra che soprattutto il maschio non sia mai pronto a diventare genitore. Tuttavia l’argomento sembra piuttosto atipico per una commedia. Perché questa scelta? «Penso che l’assunzione delle responsabilità sia il problema di questa generazione e tra queste c’è quella della paternità, quindi nel raccontare un uomo irresponsabile, come ne vedo tanti in giro, ho pensato che la cosa più divertente sarebbe stato farlo diventare improvvisamente padre di un’adolescente. Nei risvolti comici, ma anche drammatici, che poteva avere questo tipo di incontro. E poi desideravo raccontare la mia generazione, quella dei quarantenni, nella quale non mi rispecchio più di tanto, piena di uomini superficiali e irresponsabili. C’è un modello di uomo che poco mi rappresenta, diverso da me, che mi andava di divertirmi a raccontare».

Lei interpreta il coinquilino del protagonista (Raul Bova), che si trattiene a casa sua più del previsto. Questo personaggio ha una funzione importante nel cambiamento e nelle decisioni del neopapà? «Sì perché Paolo, il suo migliore amico, è lo specchio di Andrea. Lui non si rende conto, ad esempio, di non avere mai ascoltato una persona, neanche quello col quale vive ormai da anni. Il suo problema è non ascoltare gli altri e si renderà conto di aver trattato l’amico come un subalterno, non alla pari. E nel percorso che questo personaggio farà per crescere, oltre al rapporto con la figlia, con i genitori e il nonno della figlia, ci sarà anche quello col suo amico, il quale ad un certo punto gli sputa in faccia tutto quello che non gli ha detto in vent’anni di amicizia».

Altra figura importante ed originale nella storia è il “nonno rock”(Giallini), che sembra avere difficoltà ad invecchiare . C’è quindi anche uno sguardo alla crisi dell’uomo di mezza età, altra tematica discussa? «Non ho voluto la pretesa di  fare un’indagine sociologica su questo, ma di raccontare un personaggio molto divertente e, nella sua follia, il più saggio. Apparentemente è quello più pazzo di tutti, ma poi si rivelerà il più “normale” nella sua quotidianità. Ho pensato subito che Giallini fosse la persona giusta per fare questo rockettaro di fine anni 70. E il personaggio funziona, fa ridere e commuovere, e questo mi fa molto piacere. Con Marco ci conosciamo da vent’anni e abbiamo cominciato insieme, dal momento che anche io vengo dal periodo delle cantine teatrali. Abbiamo fatto una lunga gavetta; e ritrovarci dopo tutto questo tempo a lavorare insieme su un progetto così importante, prodotto da Lucisano e distribuito da Medusa, è una fonte di grande orgoglio per entrambi».

I rapporti familiari è una tematica trattata anche nel film precedente. Cosa pensa realmente l’uomo Edoardo Leo della famiglia di oggi? Si può salvare? «Non c’è un modello di famiglia univoco. La famiglia è sempre stata vista canonicamente come formata da padre, madre e figli,maci sono tanti modelli che sono più o meno felici in base a come si sono formati. In “Buongiorno Papà” abbiamo due famiglie disgregate che poi ne creano una che, nella sua originalità, è equilibrata. Quindi credo che ognuno debba trovare il proprio modo di vivere la famiglia e non solo come modello imposto dall’alto. Se si crea un equilibrio e ci si ascolta, e questo è il motivo portante del film, si possono creare famiglie diverse».

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