Sabato 30 Novembre 2024

Campisi nuovo pentito
della mafia barcellonese

salvatore campisi

Il clamoroso colpo di scena è arrivato quasi ad inizio dell’udienza, al processo d’appello “Vivaio”, ieri a Messina. Una serie di verbali ampiamente “omissati” del nuovo pentito che adesso irrompe nello scenario mafioso barcellonese, ovvero il ventottenne originario di Ucria Salvatore Campisi, verbali che il sostituto procuratore della Dda Giuseppe Verzera, applicato in questo processo insieme alla collega della Procura generale Enza Napoli, ha messo a disposizione della corte e degli avvocati, alla prima udienza utile in secondo grado di una delle più importanti operazioni antimafia degli ultimi anni. E così il primo atto di routine processuale con l’ammissione dei testi e dei mezzi di prova s’è trasformato in una vera e propria svolta che avrà ricadute fondamentali sull’intera geografia mafiosa del Longano, visto che le conoscenze di Campisi si spingono fino all’agosto del 2011, quando venne arrestato come capo delle nuove leve criminali nell’operazione “Mustra”, in pratica le estorsioni dei picciotti che erano rimasti fuori senza una lira in tasca e senza l’ombrello dei capi storici, dopo le maxi operazioni “Pozzo” e “Gotha”. Campisi dal luglio scorso ha iniziato il suo percorso collaborativo, ma ovviamente per il momento la Procura antimafia nella partita a scacchi coi difensori ha depositato i verbali con una lunga sfilza di “omissis”, quindi solo con i riferimenti specifici ai sedici imputati dell’operazione “Vivaio” che compaiono davanti alla Corte d’assise d’appello presieduta   dal giudice Carmelo Marino, con a latere il collega Carmelo Cucurullo. I piani della vicenda diventano quindi due: per un verso Campisi ha raccontato quello che sa sui fatti della “Vivaio”, e qui dai verbali di ieri sono giunte sostanziali conferme e riscontri sull’impianto accusatorio delineato per esempio dai pentiti Carmelo Bisognano e Santo Gullo; per altro verso c’è il lato ancora completamente oscuro rappresentato dagli “omissis”, cioé tutto quello di diverso che Campisi ha raccontato in questi mesi ai magistrati della Dda, ripercorrendo la geografia mafiosa di capi, gregari e fiancheggiatori barcellonesi, le estorsioni, gli omicidi, e perfino i cadaveri disseminati dalla famiglia per i casi di lupara bianca. E nella “Vivaio” c’è anche una risvolto familiare non indifferente, perché Campisi avrebbe confermato con le sue parole l’appartenenza del padre Agostino al gruppo mafioso barcellonese da lungo tempo, raccontando in dettagli alcuni fatti specifici che ha vissuto in prima persona. L’operazione “Mustra” che portò all’arresto di Salvatore Campisi nell’agosto del 2011 racconta del nuovo gruppo sorto tra Barcellona, in particolare il rione di Sant’Antonio, e Terme Vigliatore, che ricomprendeva le giovani leve mafiose, i figli di personaggi già coinvolti proprio come Salvatore Campisi e il fratello maggiore Vincenzo, sulla cui famiglia da sempre avrebbe avuto un’influenza il capo cosca di Terme Vigliatore Nunziato Siracusa. Il processo “Vivaio”, adesso in appello, racconta invece delle mani della mafia barcellonese allungate sulle discariche di Mazzarrà Sant’Andrea e di Tripi, l’imposizione nei subappalti e nelle forniture dei materiali delle società controllate dal gruppo criminale, le compravendite di terreni e le speculazioni sulle aree che servivano per ampliare i siti di smaltimento dei rifiuti. E anche la pressione asfissiante, le richieste di denaro, gli incendi, le minacce, le bottiglie piene di benzina, le “parlate” per convincere gli imprenditori a lasciare il campo alle imprese mafiose. Tutto nel “triangolo” tra Mazzarrà Sant’Andrea, Terme Vigliatore e Barcellona, passando anche per Furnari, Tripi, Falcone, Monforte San Giorgio, Merì, Pace del Mela, Novara di Sicilia. Ieri quindi dopo il colpo di scena c’è stata una lunga lista di richieste da parte di accusa e difesa, compresa la rinnovazione parziale del dibattimento. E su tutta questa materia il presidente della Corte Carmelo Marino ha comunicato che il collegio si è riservata la decisione, per poi rinviare tutti al 16 aprile prossimo, per dare tempo ai difensori di leggersi i nuovi verbali di Campisi. Ma siamo soltanto all’inizio di una nuova puntata mafiosa.

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