Pier Luigi Bersani chiede l'incarico. Al Quirinale si contano con cura i numeri e si pesano le parole. E dopo due giorni di consultazioni i numeri non cambiano, le parole sì. "Devo riordinare le idee e riguardare gli appunti, rifletto e domani decido", spiega Giorgio Napolitano ai giornalisti al termine di una giornata che ha visto due protagonisti distanti nei caratteri e lontanissimi dal poter lavorare insieme in un Governo: Beppe Grillo e Pier Luigi Bersani. Tanto da far avanzare, in ambienti parlamentari, l'ipotesi del piano 'B', cioé di affidare ad una carica istituzionale il mandato esplorativo. E per questo si guarda inevitabilmente in prima battuta al presidente del Senato Piero Grasso.
E' il leader del movimento Cinque Stelle a dominare la mattinata, inseguito (inutilmente!) dai giornalisti quasi fosse una rock star. Nessuna apertura: Grillo chiude ancora una volta alle 'avances' del Pd. Nettamente, senza sfumature. Arriva anche la delegazione Lega-Pdl e per tutti prende la parola Silvio Berlusconi, confermando di puntare al governissimo: "siamo assolutamente a disposizione per un governo di coalizione che intervenga immediatamente su misure di economia". Ma questo il Colle lo sapeva già.
Il pomeriggio si consuma nell'attesa della salita al Colle di Pier Luigi Bersani, mentre il leghista Giacomo Stucchi, poco dopo essere uscito dallo studio del presidente della Repubblica, fa malignamente sapere 'urbi et orbi' il metodo che Napolitano sta seguendo: "il capo dello Stato ci ha detto che chi riceverà l'incarico deve dimostrare di avere i numeri e che anche Prodi nel 2006 ha dimostrato di avere la maggioranza". Bersani riflette, si consulta e quando esce da un colloquio con Napolitano durato oltre un'ora sembra provato: "la situazione è difficile e ci affidiamo alla saggezza del presidente", premette il segretario del Pd.
"Abbiamo consegnato a Napolitano le nostre riflessioni, che partono da quello che sentiamo venire dal Paese: un'esigenza di governo e di cambiamento. Questi due termini sono inscindibili", aggiunge Bersani. Ma nel suo intervento si colgono toni liquidi e piccoli segnali. Come quando parla di "corresponsabilità di tutte le forze politiche", e tutti pensano al Pdl. Anche se questa strada è decisamente sbarrata dal segretario. Oppure quando, incalzato dai giornalisti, assicura di non avere "né piani B né piani A" e che certamente non sarà lui a mettere "davanti dei problemi personali". E tutti nel corridoio alla vetrata dove escono i leader politici pensano che sia un'apertura ad un nome diverso dal suo. Insomma, "il Pd è al servizio del Paese". Il capo dello Stato si è preso una notte di riflessione e domani mattina avrà modo di avere gli ultimi contatti che gli sono necessari per prendere una decisione difficile e, probabilmente, sofferta. Napolitano ha il dovere di cercare di dare un Governo al Paese, un esecutivo che rassicuri l'Europa e freni la speculazione. E che, soprattutto, decida e governi l'emergenza riformando almeno la legge elettorale. Pietro Grasso intanto si è detto "pronto a tutto", facendo una piccola Gaffé istituzionale. Ma Grillo gela anche lui: "non ci piace neanche il neo-presidente del Senato, siamo pronti solo a un Governo Cinque Stelle".