di Mauro Cucè
Il dramma dei servizi sociali ha il volto impaurito dei tanti disperati, disabili e anziani, che da ieri sono costretti in molti casi ad affrontare la loro quotidianità da soli. E ha il volto anche di quegli operatori che non ce l’hanno fatta ad abbandonare quei disperati e anche senza essere pagati, senza avere alcuna sicurezza e soprattutto alcuna copertura assicurativa, hanno risposto presente. Soli anche loro, nel loro dramma quotidiano di lavoratori umiliati che non ricevono stipendi da mesi e non sanno che risposte dare alla propria famiglia. Soli, gli uni e gli altri. Così li hanno lasciati amministratori, politici, burocrati, azzeccagarbugli, faccendieri, padroni e padroncini delle coop che per decenni hanno lucrato sui servizi sociali, sia economicamente che politicamente. Da quel lontano 1988, l’anno in cui i grandi protagonisti della Prima Repubblica si sono seduti al tavolo e si sono divisi la torta: che fosse Casa Serena, che fossero i tre lotti dell’assistenza domiciliare e poi tutti gli altri. Una fetta ad ognuno, in proporzione alla forza politica. Spazio per tutti: dalle tante correnti della Dc, passando per il Partito socialista, il Pri, il Partito Comunista, il Psdi, persino il Movimento sociale italiano. Senza dimenticare i sindacati: Cisl e Cgil in testa. E adesso Pd, An, Forza Italia, Udc. Un sistema oggi al collasso, perché non ci sono più le ricchezze di quel tempo e perché è rimasto solo l’osso. Ma lo sapevano tutti. Da anni. Nessuno oggi può parlare di fulmine a ciel sereno. La disposizione di Palazzo Zanca che ha deciso di sospendere da venerdì l’assistenza domiciliare agli anziani, i centri di aggregazione giovanile, l’assistenza domiciliare alle famiglie dei portatori di handicap sino al giorno in cui non saranno pronti i nuovi bandi (giovedì della prossima settimana) è solo l’ultima vergogna di una gestione che per anni ha trattato gli utenti non contemplando le loro storie, ma calcolandoli come numeri freddi, magari da far fruttare o da tagliare. Il provvedimento di Palazzo Zanca è una vergogna (lo ripetiamo) perché che i bandi andassero preparati lo si sa da tre mesi: non c’era bisogno di arrivare alla terza proroga e soprattutto di abbandonare, anche solo per qualche giorno, disabili, anziani e famiglie disperate. Ma non sarebbe giusto pensare che il problema dei servizi sociali è legato esclusivamente ai soldi che mancano. Non è così. Accostare la paralisi dei servizi sociali agli sprechi di Palazzo Zanca o al pagamento di un debito fuori bilancio è fare pura demagogia, populismo che non serve a nessuno. Tantomeno a risolvere il problema dei servizi sociali. Che è bene dirlo subito: non sono stati sospesi perché mancano i soldi, ma perché il sistema cooperativistico è saltato per aria. Perché non può essere data la proroga a cooperative che non sono in regola: sotto tanti punti di vista. E non perché Palazzo Zanca non ha pagato. Il sistema è malato. Va curato, non con la pioggia di finanziamenti che serve a lenire le ferite dei lavoratori per alcuni mesi ma non risolve il problema. Che si ripresenta puntualmente in tutta la sua drammaticità. Ieri, intanto, il presidente della Regione, Rosario Crocetta, a Messina per l’inaugurazione della mostra sulle antiche icone al Museo ha annunciato che domani parlerà con il commissario Croce per individuare una soluzione per revocare la sospensione dei servizi. E proprio Crocetta ieri mattina era finito nel mirino della segretaria della Fp Cgil, Clara Crocè. «Quattro milioni per i servizi sociali per affrontare il pagamento degli stipendi. Questo quanto dichiarato dagli emissari muniti di megafono del presidente Crocetta. Ma dei quattro milioni neanche lìombra di un centesimo – scrive la Crocè –. Il presidente aveva anche detto “eviteremo la macelleria sociale”. Anche questa promessa non è stata mantenuta. E potremmo scrivere un romanzo sugli impegni assunti dal governo regionale a tutt’oggi non mantenuti. Abbiamo rappresentato vertenze che sono state utilizzate in questa città come bacino di voti elettorali. Abbiamo inviato note e portato insieme ai lavoratori “direttamente nelle stanze del presidente “dossier”. Abbiamo denunciato che il sistema dei servizi sociali a Messina è malato. Oggi, con amarezza dobbiamo constatare che il presidente non ha fatto nulla. Molti disabili sono rimasti senza pulizia igienico sanitaria e senza pasti. Gli anziani senza assistenza domiciliare mentre i ragazzi, i bambini e le famiglie assistite dai Cag senza alcun servizio. Il provvedimento assunto dal commissario Croce è il colpo finale sferrato alla città di Messina al quale noi reagiremo con fermezza». Per questo motivo la Fp Cgil ha annunciato la mobilitazione dei lavoratori del settore a partire da lunedì: alle 8,30 sit-in di protesta davanti al dipartimento ai servizi sociali mentre a seguire i lavoratori si sposteranno in Prefettura e successivamente davanti al Comune. E poi un monito: «non consentiremo tagli ai servizi sociali – conclude Crocè – mobiliteremo lavoratori e migliaia di utenti. Sulla vicenda interviene anche Renato Accorinti, candidato alla sindacatura. «L’ultimo atto di una delle vertenze simbolo della città: un atto inammissibile, incomprensibile e gravissimo – attacca Accorinti – La sospensione di una parte dei servizi sociali, disposta dal commissario straordinario Luigi Croce, comunicata ad alcune cooperative cittadine, rappresenta uno dei punti più tristi e bui della storia recente della nostra città. Certo non basteranno le rassicurazioni, soltanto verbali, del dirigente De Francesco, che ha affermato si tratta solo di una sospensione “temporanea”: ormai è purtroppo notorio che questo aggettivo nella vita pubblica (e non solo) messinese ha perso totalmente il suo significato originario. Circa 350 lavoratori e 1200 utenti sono stati interessati dal provvedimento, vittime innocenti di anni e anni di malgoverno e sistema clientelare che ha attanagliato la nostra città. Sistema che deve cambiare da subito, non possiamo più aspettare. A loro, che stanno giustamente presidiando pacificamente Palazzo Zanca, va la piena solidarietà mia e di tutto il Movimento».
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