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"Napolitano nel segno
della Costituzione"

 "La strategia di Napolitano non è incostituzionale. Lo sarebbe se ci fosse una maggioranza, i leader fossero pronti a formare un governo e lui non desse l'incarico; e se, viceversa, non ci fosse una maggioranza e il Capo dello Stato non usasse il potere di scioglimento, che Napolitano, però, ora non può esercitare. La sua misura è inedita, ma lo è anche la situazione. Quella delle commissioni di saggi può apparire una messa in scena, ma l'alternativa era la scena vuota".

E' l'analisi del costituzionalista Michele Ainis, alla luce delle critiche mosse a Giorgio Napolitano, in particolare dal Pdl, di aver adottato una strategia non aderente alla Costituzione. "Dal punto di vista costituzionale, la norma è laconica - spiega Ainis - e dice che il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio. La situazione in cui siamo, di per sé - prosegue il giurista - è quella classica di scioglimento anticipato. Il parlamento ha due compiti: fare le leggi e dare o revocare la fiducia ai governi. Si possono però creare scenari di blocco. Uno di questi si ha quando il parlamento non revoca la fiducia al governo, ma è impotente a legiferare: è quello che è accaduto nell'ultima fase del governo Berlusconi e infatti si discusse di sciogliere anticipatamente le Camere. L'altro è quello in cui il parlamento le leggi le fa, ma non riesce a dare la fiducia al governo. In altre parole, in questo caso, si produce un blocco e il Capo dello Stato ha il potere di sblocco nello scioglimento anticipato. Ma Napolitano non può farlo: è a fine mandato e nel semestre bianco il presidente non può sciogliere le Camere. Può farlo solo il suo successore. La nomina dei saggi, quindi, è un espediente per prolungare la fase di decantazione del governo, nella speranza di un accordo tra i partiti". 

E' vero che il Capo dello Stato aveva altri strumenti: "Poteva dimettersi, probabilmente con la conseguenza di una tempesta sui mercati. Oppure poteva dare l'incarico a un soggetto istituzionale: quel governo avrebbe potuto gestire le elezioni, la vera partita che si aprirà a breve. Probabilmente Napolitano non ha voluto correre il rischio che le Camere poi negassero la fiducia". Nel Pdl c'è chi profila la possibilità che il Parlamento preferisca ora ammutinarsi di fronte ai provvedimenti che il governo andrà ad adottare. "Ma il Parlamento - fa notare Ainis - si è già ammutinato, sennò esprimerebbe la fiducia a un governo. Quella dell'ammutinamento è una minaccia".

 Un altro quesito riguarda i poteri attuali del governo Monti e gli atti che può compiere: "La risposta non è automatica - spiega Ainis - perché nessun testo sacro stabilisce cosa sia l'ordinaria amministrazione. Certo è un depotenziamento dei poteri di indirizzo politico del governo, non un suo azzeramento. Si può dire che nell'ordinaria rientra la straordinaria amministrazione: se ci fosse un terremoto, un governo sfiduciato o dimissionario dovrebbe o no tamponare l'emergenza? Il giudizio su cosa sia emergenza è politico. Un'emergenza istituzionale è legata al fatto che sarebbe un disastro votare con questa legge elettorale. Per votare in condizioni meno insane, Monti potrebbe fare un decreto di due righe con cui stabilisce che abroga il porcellum e rivive il mattarellum". 

Quanto al durata del governo Monti, "rimarrà fino a quando non verrà eletto il nuovo Presidente della Repubblica, che potrà sciogliere le Camere. Certo, non credo che questo sarà il primo atto del prossimo Capo dello Stato, che prima farà delle verifiche, perché potrebbe esserci un clima diverso: non dimentichiamo che dovrà pur determinarsi un accordo tra le forze politiche per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica, e quell'accordo potrebbe anche supportare un nuovo governo.

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