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Ma una blogstar
in tv è un’altra cosa

di Donatella Cuomo

Quando un blogger di successo arriva in tv avrà sicuramente un’adesione incondizionata da parte dei fan che lo seguono sulla Rete e che, al minimo delle critiche sollevate da quelli che, invece, non lo conoscono, si trasformano in fanatici supporter. I meccanismi interattivi di internet, la velocità, la capacità di coagulare un consenso già testato in precedenza, la libertà di parola e di schemi, però, sono difficili da trasportare in video, in una trasmissione che, per sua natura, è confinata in uno studio, con tempi contingentati, con una libertà di espressione che è propria del mezzo che si usa. È per questo che, a nostro avviso, la resa tv di Diego Bianchi in arte Zoro, nel suo “Gazebo”, la domenica su Raitre in tarda serata, non è pari a quello che è il suo successo sulla Rete, un successo e un seguito che, evidentemente, lo hanno fatto notare tanto da affidargli prima delle costanti partecipazioni televisive e poi una trasmissione tutta sua, appunto “Gazebo”, condotta con il supporto di Marco Damilano e Makkox, ovvero Marco Dambrosio, artista del fumetto. L’analisi politica di Zoro, condotta attraverso la visione di filmati registrati nel corso delle varie occasioni istituzionali che si sono susseguite, infatti, seppure caratterizzata da vari spunti e notazioni argutissime, sicuramente manca di immediatezza e di contemporaneità. Per farla breve, l’edicola di Fiorello, quotidianamente trasmessa dalla radio, che si basa su una estemporaneità dettata dalla cronaca e dalla improvvisazione ma che non gode della potenzialità (a volte comica) delle immagini, ha una efficacia di gran lunga maggiore di Gazebo. Di Zoro, certamente, va lodato l’occhio disilluso e la capacità di sottolineare alcune situazioni particolarmente ridicole, fatti che può mostrare con un uso della telecamera molto elastico e pratico, ma stanca un po’ l’autoreferenzialità e tutto l’ambaradan ancien régime che si portano appresso i duri e puri. In sé la trasmissione può anche risultare noiosa, anche se a tratti risvegliata da alcuni flash particolarmente riusciti, altre volte addirittura appesantita da vignette di cui pochi riescono a comprendere compiutamente il senso. Insomma, non tutto ciò che in altri contesti è trend in tv riesce bene. E per quanto possa essere interessante il fatto che la tv – o meglio Raitre – sappia cogliere l’opportunità di appropriarsi di fenomeni cresciuti su altri fertili terreni, resta il fatto che se quelli che possono essere talenti si confinano in territori che non sono loro propri o con modalità non convincenti, la loro potenzialità viene inutilmente ridotta restando inespressa.

 

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