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L'elezione del presidente
possibile da giovedì 18

La prima seduta per l'elezione del nuovo capo dello Stato potrà aver luogo già a partire da giovedì 18. Lo si legge in un comunicato della Camera in cui si annuncia che la presidente Laura Boldrini provvederà lunedì 15 alla convocazione del Parlamento in seduta comune.

"Il Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini - si legge in un comunicato - nella sua qualità di Presidente del Parlamento in seduta comune, provvederà lunedì 15 aprile a diramare la convocazione prevista dal secondo comma dell'art. 85 della Costituzione per l'elezione del nuovo Capo dello Stato. Su invito del Presidente della Repubblica e sentito il Presidente del Senato, la seduta del Parlamento, integrato dai delegati regionali, potrà avere luogo già a partire da giovedì 18 aprile, confidando che gli adempimenti relativi alla designazione da parte delle Regioni dei propri delegati si svolgano con la massima tempestività".

 

E' necessario un governo di cambiamento per il Paese. Se Bersani "serve per questa strada" si procede così "se Bersani fosse un ostacolo è a disposizione perché prima di tutto c'é l'Italia". Lo ha detto Pier Luigi Bersani durante una conferenza stampa al Pd. Il voto anticipato "la considero un'ipotesi disastrosa, così come gran parte del Parlamento. Purtroppo l'incrocio con il semestre bianco è stato un'ulteriore difficoltà perché può lasciare spazio a tatticismi", ha aggiunto. 

"C'è profonda preoccupazione per la situazione reale del paese", ha detto Bersani, riassumendo l'esito delle sue consultazioni, sottolineando che "c'é un'esigenza evidente di cambiamento, il Paese chiede una guida, ma manca di fiducia ed è con questa profonda convinzione che ci siamo messi all'opera per cercare una risposta". "Il presidente della Repubblica ha fatto quello che doveva e poteva fare: garantire all'Europa e all'Italia una continuità istituzionale".

"Il mio pre-incarico è stato assorbito ma non vado al mare. Io ci sono, non intendo essere un ostacolo ma ci sono", risponde Bersani. "Il Movimento 5 Stelle mi pare siamo qui a interpretarlo tra dichiarazioni e smentite" ma resta il fatto che "chi ha avuto il 25% dei parlamentari ha voluto partecipare alla vita parlamentare e non renderla effettiva perché per partire ci deve essere il governo" che loro impediscono. 

Bersani assicura che sul Quirinale ci sara' una ampia condivisione: "Come ho detto faremo una ricerca onesta di un punto di equilibrio ma non ci si detti il compito. Siamo però pronti a discutere. Il Pd è un partito plurale e quindi può dare adito all'idea che spesso si divide, ma non credo proprio che accadrà".

Bersani torna ad escludere l'ipotesi di un governo di larghe intese: "Sarebbe un governo immobile, la politica in una zattera sempre più piccola in un mare molto agitato. Con Berlusconi abbiamo già un'esperienza alle spalle, il governo Monti e abbiamo già visto l'impasse".  Un incontro con Berlusconi? "Certo non ad Arcore o a Palazzo Grazioli ma certo che sono pronto a incontrare Berlusconi", dice Bersani.

"Noi accompagniamo questa strada ma con fermezza ribadiamo il nostro punto di vista: affiniamo e discutiamo la posizione ma quella del doppio registro, governo di cambiamento e convenzione per le riforme, è secondo noi l'unica pista", ha detto il segretario.

"Appena ci sarà il Congresso la ruota girerà. Io porto il partito fino al congresso", ha concluso Bersani, sul suo ruolo a capo del Partito Democratico .

"Bravo #Bersani - commenta Nichi Vendola su Twitter -nessuna alleanza con Berlusconi. No al governo della conservazione, serve un governo del cambiamento.#nogovernissimo #sel".

"Ho ascoltato l'onorevole Pierluigi Bersani con doverosa attenzione - dice Alfano - e anche con la viva speranza di sentire una parola nuova, un cenno di buon senso, una ragionevole disponibilità a farsi carico delle esigenze del Paese, a partire dal rilancio dell'economia e dall'ormai indifferibile alleggerimento fiscale per le famiglie e le imprese. E invece, devo dire con grande rammarico, ho ascoltato oggi le stesse parole ostinate, chiuse, fuori dalla realtà dei numeri del Parlamento, che l'onorevole Bersani ripete da 36 giorni, cioé dalla chiusura delle urne, tempo che la sinistra ha usato solo per occupare le Presidenze delle Camere (come ora spera di fare anche per la Presidenza della Repubblica), per impedire ogni dialogo nella direzione della governabilità, e per proporre inutili commissioni per riforme che il Pd ha sempre osteggiato. Per parte mia, ancora una volta, ribadisco una disponibilità a collaborare nell'interesse dell'Italia. Ma se Bersani vuole occupare tutte le istituzioni, non c'é alcuno spazio per il dialogo. E ovviamente, se questo stallo prosegue perché il Pd pensa più alla fazione che alla Nazione, c'é solo la strada delle urne già a giugno prossimo. Nel nostro ordinamento costituzionale, il Parlamento ha il dovere di esprimere una maggioranza e un Governo. Se non lo fa, la parola deve tornare agli elettori. Non ci sono altre vie. E il Paese, giustamente, non comprenderebbe e non accetterebbe altre perdite di tempo".

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