I marò rispediti in tutta fretta in India pagano lo scotto di un Paese arruffone e politicamente ininfluente. La storia è fin troppo nota, inutile ripercorrerne i passaggi, tutti gestiti con approssimazione. Vale la pena, invece, sottolineare la mancanza di solidarietà da parte dell’Ue, della Nato e degli Usa, che avrebbero dovuto spingere per una composizione “bonaria”e rapida. Ancora oggi solo mezze parole, forse per non urtare la suscettibilità di New Delhi, che ha una buona capacità di... spesa e fa affari con mezzo mondo. Oltre a pesare, eccome, nel Consiglio di sicurezza dell’Onu. L’Italia può aspettare, dunque, così come i due militari che verranno processati secondo le regole unilaterali del Governo indiano. Sia chiaro, la parola data dal nostro ambasciatore andava rispettata: è stato avvilente appellarsi a cavilli di ogni sorta per fare marcia indietro. Roma, piuttosto, pensi a far pesare l’impegno profuso in mezzo mondo. Non si può stare in prima linea nei teatri di crisi più a rischio ed essere, al contempo, ignorati quando si ha bisogno. Il Paese ha pagato un pesante tributo di sangue per missioni di pace, antiterrorismo e controllo dei mari, con una spesa di un miliardo e 400 milioni di euro l’anno. Le Forze armate risultano impegnate in 22 Paesi, con 7.000 effettivi tra militari, carabinieri, poliziotti, guardie penitenziarie e personale tecnico. Le “guerre”più costose: in Afghanistan sono operativi quasi 4.500 italiani, con un esborso di poco inferiore ai 750 milioni di euro; nei Balcani 863, con una spesa di 100 milioni; in Libano 1.100 tra soldati e marinai costano all’erario 157 milioni. L’impegno italiano contro la pirateria, nel Corno d’Africa, a fianco di Ue e Nato, vede in campo oltre 500 uomini e... 50 milioni di euro. Militari, mezzi e soldi italiani pure in Pakistan, Albania, Iraq, Myanmar, Somalia, Sudan, Libia e aree di confine. Senza dimenticare il pattugliamento navale nel Mediterraneo, per il controllo dei flussi migratori e la lotta al terrorismo. A questo punto sorge un dubbio: vale la pena continuare a “lavorare” per Nato, Onu, Usa e Ue? Forse è giunto il momento che l’Italia tiri i remi in barca. Si eviteranno incidenti come quello costato la vita ai due pescatori indiani, conseguenti processi, umiliazioni per le Forze armate e il Paese intero. Ai primi della classe, India compresa, il ruolo di gendarmi del mondo.
Bravi a dare, meno...
bravi a ricevere
di Lino Morgante
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