"Il Pd deve decidere: o Berlusconi è il capo degli impresentabili, e allora chiediamo di andare a votare subito; oppure è un interlocutore perché ha preso dieci milioni di voti. Non possiamo dire un giorno 'Berlusconi in galera', e il giorno dopo proporgli la guida della Convenzione per le riforme. Il Paese non può permettersi di traccheggiare". Per Matteo Renzi, che oggi interviene con un'intervista al Corriere della Sera e un colloquio con Repubblica, le strade sono solo due: "o un accordo o si vota". Il Pd "deve smettere di fare melina. Non si può stare fermi in attesa che Bersani ottenga l'incarico.
E' ridicolo rimanere con un incaricato surgelato", sottolinea il sindaco di Firenze. "Non parto dall'accordo con Berlusconi, ma dal fatto che si devono avere idee chiare. O si va a votare, e la cosa non mi spaventa, o si fa un patto costituente da cui nasce la Terza Repubblica. Qui invece si punta a prendere tempo - osserva - e a eleggere un capo dello Stato che ci dia più facilmente l'incarico di fare il nuovo governo". "Andare al governo con Gasparri fa spavento, non a caso io sono pronto a votare subito. Ma se il Pd ha paura delle urne deve dialogare con chi ha i numeri", prosegue Renzi. "Il Pd avanzi la sua proposta, senza farsi umiliare andando in streaming a elemosinare mezzi consensi a persone come la capogruppo dei 5 Stelle, che hanno dimostrato arroganza e tracotanza nei nostri confronti. Non dobbiamo inseguire Grillo. Facciamo noi i tagli alla politica, aboliamo il finanziamento pubblico ai partiti e poi vediamo chi insegue".
Per il sindaco fiorentino "si può votare a giugno e, se si vuole, si possono convocare le primarie anche in tempi brevi. Io sono pronto a candidarmi. Berlusconi vuole il voto a giugno proprio per non dare spazio a me. Noi possiamo sfidarlo. Se corro io, lui è difficoltà, basta vedere i sondaggi". I saggi nominati dal Capo dello Stato "non sono certo la soluzione, al più possono essere concausa della crisi", ma "dare la colpa a Napolitano per l'impasse è come dare la colpa al vigile se in città c'é traffico", afferma Renzi, che invita Bersani a "riunire subito i gruppi parlamentari e lanciare una proposta forte. Il Pd deve avere un sussulto di orgoglio: via il Senato, via le province, legge elettorale dei sindaci. In sei mesi si può fare. Una gigantesca operazione di deburocratizzazione, con una grande scommessa sull'online. E un piano per il lavoro. Mi sembra incredibile - conclude - che non si capisca la crisi terribile che vivono gli italiani. So che sto mettendo un paletto negli occhi del Pd, che sarebbe meglio tacere, ma io non sto zitto se l'Italia va a rotoli".
"E' irrispettoso nei confronti del presidente della Repubblica parlare di perdite di tempo: Napolitano ha cercato soluzioni e ha trovato difficoltà vere per fare un governo di cambiamento. Né Bersani, né gli altri leader dei partiti in Parlamento perdono tempo. Si cerca una soluzione a un problema", che "non è fare un governo quale che sia, ma avere un governo di cambiamento all'altezza delle sfide che l'Italia ha davanti sul terreno della politica e dell'economia". Intervistato da Repubblica, il responsabile Economia del Pd Stefano Fassina risponde così a Matteo Renzi, secondo cui "in politica stiamo perdendo tempo". "Se avessimo voluto un governo a prescindere, avremmo raccolto l'offerta interessata del Pdl: Bersani a questo punto sarebbe già a Palazzo Chigi", osserva Fassina. "Bersani insiste perché è l'unica strada che può dare al paese il cambiamento di cui ha bisogno. L'ipotesi-Bersani rimane l'unica praticabile per dare un senso a questa legislatura ed evitare di allargare la frattura tra cittadini e istituzioni. Ricordo che é ancora quella approvata all'unanimità dal partito". Per Fassina "il voto subito non è auspicabile, ma se accadesse, la responsabilità non sarebbe solo del Pd. E un governo di piccolo cabotaggio aggraverebbe tutti i problemi".
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