Le aree dell'ex Italsider e dell'ex Eternit di Bagnoli, alla periferia di Napoli, sono state sequestrate dai Carabinieri nell'ambito di un'indagine della Procura di Napoli che ipotizza una situazione di disastro ambientale. Indagati 21 ex dirigenti della societa' 'Bagnoli Futura' e di vari enti locali.
L'inchiesta è condotta dal pm Stefania Buda con il coordinamento dei Procuratori aggiunti Francesco Greco e Nunzio Fraiasso. I pm hanno chiesto e ottenuto dal gip in composizione collegiale, l'organico istituito in occasione dell'emergenza rifiuti nel Napoletano, l'emissione di un'ordinanza che dispone il sequestro preventivo di un'ampia area, compresa la cosiddetta 'colmata' di Bagnoli. Gli esami tecnici disposti dagli inquirenti hanno accertato un notevole inquinamento dell'area: gli interventi di bonifica - secondo la Procura - avrebbero aggravato la già difficile situazione ambientale.
INDAGATI 2 EX VICESINDACI, SANTANGELO E PAPA - Fra le 21 persone indagate nell'indagine della Procura di Napoli sul disastro ambientale a Bagnoli vi sono anche due ex vicesindaci del capoluogo campano: Sabatino Santangelo, presidente della Bagnolifutura fino al 2006, e Rocco Papa, presidente della Bagnolifutura dal 2006 al 2010, entrambi vicesindaci di Napoli in giunte presiedute da Rosa Russo Iervolino. Nei riguardi di entrambi la Procura di Napoli ipotizza i reati di concorso in truffa aggravata.
PM, BONIFICHE IN CONTESTO DI 'CONFLITTO INTERESSI' - Le vicende legate alla bonifica delle aree di Bagnoli sono avvenute "in un contesto generalizzato di conflitto d'interesse": lo sostiene la Procura della Repubblica di Napoli che ha chiesto e ottenuto il sequestro delle aree alla periferia del capoluogo campano. Secondo i pm, "tutti gli enti pubblici istituzionalmente preposti al controllo dell'attività di bonifica, quali Arpac, Comune e Provincia di Napoli, si sono venuti a trovare".
Secondo le indagini dei Carabinieri del Comando provinciale di Napoli e del Noe, coordinate dalla Procura del capoluogo campano, "l'interscambio dei ruoli tra controllori e controllati e il conflitto di interessi degli enti pubblici", insieme al comportamento dei soggetti responsabili della vigilanza sulla salvaguardia ambientale hanno determinato "il progressivo scadimento degli obiettivi di bonifica e dei controlli ambientali, causando - secondo l'ipotesi accusatoria - un disastro ambientale". In particolare - sempre secondo l'accusa - gli organismi di vigilanza hanno avallato le scelte procedurali di Bagnolifutura, la società incaricata della bonifica delle aree.
PM,107 MLN PER BONIFICA VIRTUALE E PIU' INQUINAMENTO - La bonifica di Bagnoli, costata 107 milioni di euro, non solo è stata solo "virtualmente effettuata" ma ha di fatto "comportato una miscelazione dei pericolosi inquinanti su tutta l'area oggetto della bonifica con aggravamento dell'inquinamento dei suoli rispetto allo stato pre bonifica". Lo sostiene la Procura di Napoli che, alla luce dei rilievi dei consulenti tecnici, ha ipotizzato il reato di truffa ai danni dello Stato. Oltre che il reato di truffa ai danni dello Stato "in relazione all'illecita percezione di denaro pubblico", vengono contestati dalla Procura di Napoli anche il falso, in merito alle certificazioni di analisi e alle attestazioni di avvenuta bonifica, la miscelazione di rifiuti industriali in relazione all'avvenuto interramento di rifiuti industriali nell'area del Parco dello Sport, il favoreggiamento reale, oltre al disastro ambientale.
GIP DISPONE PIANO BONIFICA E MESSA IN SICUREZZA - Con il provvedimento di sequestro delle aree di Bagnoli per le quali la Procura di Napoli ha ipotizzato il disastro ambientale, il gip del capoluogo campano ha disposto "un dettagliato piano di interventi finalizzato a un'adeguata bonifica e messa in sicurezza" delle aree sequestrate. Lo si rileva da una nota della Procura della Repubblica di Napoli.
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