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Napolitano giura
al via il secondo mandato

Un governo politico con forti innesti tecnici guidato da un premier che abbia una chiara spendibilità internazionale e che possa durare almeno due anni. Questo è l'impianto sul quale starebbe ragionando il presidente Giorgio Napolitano in questa domenica laboriosa che ha passato al Quirinale tra contatti e la preparazione del suo discorso alle Camere di domani. Il riserbo del Colle è assoluto in queste ore, ma restano alcune certezze: il desiderio del capo dello Stato di fare in fretta e la convinzione che le forze politiche, Pd compreso, questa volta sapranno assumersi le proprie responsabilità lasciando al recente passato la politica dei veti incrociati. Per cui resta confermato che Napolitano dovrebbe aprire le consultazioni già martedì prossimo per tentare di dare un incarico entro giovedì e chiudere la partita del governo in questa settimana.

In ambienti politici si disegna questo scenario in costruzione: il premier dovrebbe essere un politico di area centro-sinistra con una forte 'spending' internazionale. Il profilo perfetto sarebbe quello di Giuliano Amato, ma sul suo nome restano alcune resistenze: la più persistente è quella della Lega nord. Per mantenere una guida politica all'esecutivo si pensa a due vicepremier, come - ad esempio, visto che i nomi dovranno essere calibrati con il massimo equilibrio - Enrico Letta e Angelino Alfano. Un sottosegretario alla presidenza del Consiglio come Gianni Letta potrebbe far quadrare i conti. I ministri invece, e questa potrebbe essere la novità, dovrebbero essere lontani quanto basta dai partiti. Il mix potrebbe essere realizzato con la scelta di formare una squadra efficiente di ministri tecnici o a "bassa intensità politicà, come si ragiona nel Pd. In questo quadro, Napolitano potrebbe recuperare alcuni ministri del governo Monti, come la Cancellieri e Di Paola. Per l'economia, vale lo stesso principio del premier, cioé un' importante "spendibilità estera". Quindi, Monti o Saccomanni? Anche i sottosegretari potrebbero avere un ruolo importante in questo disegno: potrebbero tornare personalità politiche per chiudere il cerchio. Come ha confermato oggi Franco Marini, "Napolitano non ha spazi per dire cose diverse dal 'fare intese anche con il Pdl'".

E di questo sono consapevoli tutti nel Pd. Perché è proprio al Pd che il capo dello Stato guarda perplesso. La confusione tra i Democratici è tale che martedì ci sarà una direzione che dovrà individuare la delegazione da mandare al Quirinale per le consultazioni. Non che ciò possa cambiare troppo i destini del governo: la direzione, infatti, dovrà anche definire il mandato della linea da portare al Colle e che - osserva una fonte qualificata del Pd - sarà quello di convenire con ciò che Napolitano chiede. E questo, nonostante nel Pd la sola parola 'larghe intese' provochi ancora reazioni nervose. Rosy Bindi, ad esempio, si è spinta a dire che per Enrico Letta "non è il momento" di pensare a palazzo Chigi perché il popolo Democrat non vuole un governo con Berlusconi. Ma la rotta si sta tracciando e tutti dovranno seguirla. Altrimenti Napolitano procederà lo stesso. L'alternativa è il voto, magari a giugno.

GOVERNO DEL PRESIDENTE:IL TOTO-PREMIER, AMATO-LETTA
Di Giuliana Palieri

Rimane al Colle ma lavora anche per Palazzo Chigi: Giorgio Napolitano è in procinto di varare un esecutivo di 'emergenza' o di 'scopo' che si potrebbe definire ancora meglio 'governo del presidente'. Quel che è ormai certo é che sarà un esecutivo politico ma di stampo 'tecnico' e che, nelle intenzioni di Napolitano, dovrà essere pronto a tempo di record e avere lunga vita (almeno un paio di anni) per affrontare e risolvere le emergenze economico-sociali ma anche istituzionali (come la riforma della legge elettorale). Il programma di governo è praticamente pronto: è il lavoro prodotto dai dieci saggi che potrebbero essere richiamati (in gran parte) in servizio per entrare nella squadra di governo. Potrà muoversi con maggiore disinvoltura il presidente della Repubblica ora che ha rimesso nella fondina la pistola dello scioglimento delle Camere. Anche se nel Pdl c'é chi, compulsando sondaggi 'lusinghieri' per il centrodestra, ha già detto ad alta voce ciò che sussurra da tempo lo stesso Cavaliere, ossia che il voto a giugno resta sempre una carta pronta per essere giocata. Tutto dipende dal 'magico mix' (tecnico-politico) che Napolitano riuscirà a realizzare per palazzo Chigi: i nomi che circolano sono quelli di Giuliano Amato (in pole per la sua caratura economica e internazionale) ed Enrico Letta (anche se sull'esponente Pd Rosy Bindi ha frenato) ma spunta anche il nome di Pietro Grasso che così lascerebbe la presidenza del Senato, utile nella trattativa con il Pdl. Come vicepremier le voci di palazzo danno Angelino Alfano per il Pdl e Mario Mauro per Scelta Civica; in pista potrebbe tornare, poi, Gianni Letta come sottosegretario alla presidenza del Consiglio (Berlusconi spinge per lui). Nell'esecutivo una casella sarà certamente occupata da Mario Monti, dato all'Economia (dove potrebbe andare però Fabrizio Saccomanni) o alla Farnesina; ma questa casella potrebbe essere occupata da Massimo D'Alema. Alla Riforme viene dato il 'saggio Gaetano Quagliariello. Eredita' del governo Monti: Anna Maria Cancellieri potrebbe restare al Viminale, e forse alla Giustizia Paola Severino, Enzo Moavero Milanesi agli Affari europei e Corrado Passera allo Sviluppo economico. Prendono quota in queste ore per la squadra di governo anche i nomi di Sergio Chiamparino e di Graziano Delrio.

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