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Bersani: governo
non a tutti i costi

Al lavoro di buon mattino, Enrico Letta incontra alla Camera prima Bersani, poi la delegazione del Pdl guidata da Silvio Berlusconi e con Angelino Alfano e l'altro Letta, Gianni. Ultimi colloqui per il presidente incaricato prima di sciogliere la riserva e presentare l'esecutivo, probabilmente oggi stesso. Una nota di Alfano, prima di arrivare a Montecitorio, per dire che non è il Pdl a porre veti su Massimo D'Alema agli Esteri: 'Non è nostra abitudine ingerire in casa altrui. Non si utilizzi il Pdl come pretesto'. Insomma, la decisione sul big democrat è del Pd, non del Pdl. Monti resta fuori dalla squadra di Letta. La Lega deve ancora decidere sulla fiducia.

"Dai giornali le solite mistificazioni. Dal Popolo della Libertà nessun veto a Massimo D'Alema perché non è nostra abitudine ingerire in casa altrui. Non si utilizzi il PDL come pretesto". Lo afferma il segretario del Pdl, Angelino Alfano, in una nota.

BERSANI A LETTA,INFORMA PDL GOVERNO NO A TUTTI I COSTI - Nel colloquio di questa mattina tra il segretario dimissionario del Pd, Pierluigi Bersani, e il premier incaricato Enrico Letta, secondo quanto si apprende Bersani avrebbe chiesto a quest'ultimo, di informare il Pdl che il governo non si fa a tutti i costi.

 Un teso braccio di ferro, segna le ore decisive per la nascita del governo Letta. Mettere le basi per la convivenza di Pd e Pdl a Palazzo Chigi è impresa non facile, soprattutto per la difficoltà a definire il sudoku dei ministeri. E allora rischia di slittare lo scioglimento della riserva e il giuramento del premier, che nell'entourage di Letta si ipotizzava per oggi. Anche se il premier incaricato fa sapere in serata, dopo un colloquio telefonico con Silvio Berlusconi, di essere più che mai deciso a chiudere entro oggi. Le Camere sarebbero pronte a votare la fiducia tra lunedì e martedì. Ma l'accordo sembra ancora in alto mare, niente viene dato al momento per scontato. E' dunque tutta in salita la terza giornata di Enrico Letta da premier incaricato.

Il lavoro inizia di buonora e alle 8.30 il vicesegretario del Pd è già al Quirinale, per riferire al presidente Giorgio Napolitano lo stato dell'arte al termine delle consultazioni. Il colloquio dura due ore e mezza. I nodi da sciogliere sono ancora numerosi: comporre una squadra di governo Pd-Pdl-Sc si conferma impresa ardua. Ma a sgombrare la strada per un accordo sembrano arrivare le parole di Silvio Berlusconi: "L'atteggiamento di Letta - afferma il leader Pdl, di ritorno dagli Stati Uniti - è molto positivo. I miei sono molto confortati. Non mi è parso ci fossero problemi veri".

Ma con il passare delle ore, si approfondiscono sempre più le distanze tra palazzo Grazioli, dove il Cavaliere riunisce il suo stato maggiore, e gli uffici della Camera dove è al lavoro Letta. I contatti per comporre il quadro dei ministeri sono frenetici. Il premier incaricato prima di tornare dal Colle a Montecitorio resta a colloquio per un'ora e mezza a Palazzo Chigi con Mario Monti. Ma è nel pomeriggio che emerge con più chiarezza un vero e proprio braccio di ferro. Materia del contendere, i nomi di 'big' del calibro del Professore e del democrat Massimo D'Alema. Se Letta intende affidare loro ministeri 'pesanti', fa muro il Pdl, allora anche agli 'azzurri' deve essere data una uguale rappresentanza nel governo. Magari affidando a Silvio Berlusconi la responsabilità dell'Economia, anche perché possa mantenere promesse come quella dell'abolizione e restituzione dell'Imu. Quando alle 20 il segretario Pdl Angelino Alfano giunge alla Camera per incontrare Letta, presente anche Gianni Letta, è ancora stallo. Monti, in un'intervista tv, auspica che "i leader e i senior" facciano un passo indietro e non entrino nel governo, anche "per rafforzarne il vigore". Ad ogni modo, riferiscono fonti dei partiti che stanno partecipando alla trattativa, ci sarebbe forte determinazione a trovare un accordo, secondo l'auspicio dello stesso capo dello Stato. Se la nascita dell'esecutivo fosse bloccata dai veti reciproci, raccontano le stesse fonti, Napolitano sarebbe pronto anche a consentire al premier incaricato di presentarsi comunque alle Camere per la fiducia con una lista di nomi bipartisan di alto profilo, su cui venga chiamato a pronunciarsi e assumersi le sue responsabilità il Parlamento.

La conferenza dei capigruppo di Montecitorio fa slittare intanto l'approdo del Def in Aula al 6 maggio e fissa per lunedì alle 14 'Comunicazioni del presidente', liberando così una possibile 'finestra' per il voto di fiducia. Nel Pd si infiamma sempre più il dibattito sui 'dissidenti' che sarebbero pronti a votare 'no' o astenersi. La Lega convoca la segreteria politica per domenica mattina, per valutare la posizione da tenere in Parlamento. E Beppe Grillo conferma la sua opposizione con parole di fuoco: "L'esecutivo che sta nascendo è un'ammucchiata degna del miglior bunga bunga". Si annuncia dunque al fotofinish la nascita del governo Letta. Ci sono davanti ancora tante ore di trattative notturne per chiudere la partita.

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