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"Impedirono l'arresto
di Messina Denaro"

Sostiene di essere stato a un passo dall'arresto di importanti boss latitanti come Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, ma di essere stato bloccato dai suoi superiori. Adesso, a distanza di anni, ha presentato un esposto alla Procura di Palermo. Gli episodi raccontati dal sottufficiale che è capo scorta di Nino Di Matteo, Pm del processo contro i vertici del Ros accusati di avere favorito la latitanza di Provenzano, si riferiscono al periodo fra il 2001 e il 2007. Masi afferma di avere condotto indagini, anche personali, per risalire al covo di Provenzano, poi arrestato nel 2006, ma di avere subito ostacoli e pressioni di ogni tipo. Un copione che si sarebbe ripetuto con Matteo Messina Denaro. Il sottufficiale, sentito come teste nell'ambito del processo contro il generale Mario Mori, non aveva fatto cenno in aula a questi episodi parlando invece del mancato sequestro del 'papello' contenuto nella cassaforte di Massimo Ciancimino. Una circostanza che gli sarebbe stata riferita da un altro carabiniere. Nel corso della stessa udienza aveva deposto anche il giornalista dell'Unità Saverio Lodato, contattato da Masi a giugno del 2006. "Venne a casa mia - ha raccontato Lodato - insieme a un altro carabiniere per dirmi che dovevano parlarmi di una cosa importante. Mi accennarono che erano a un passo dalla cattura di Messina Denaro e che i superiori volevano bloccarli". Il giornalista, che ha smentito Masi che aveva sostenuto di averlo cercato per raccontargli del mancato sequestro del papello, non diede credito ai due militari e lasciò cadere la cosa. Il sottufficiale è anche sotto processo per falso ideologico e materiale e tentata truffa, per aver chiesto l'annullamento di una multa subita con un'auto privata durante quelli che lui ha definito alcuni appostamenti per motivi di servizio. Nei giorni scorsi una lettera anonima ha lanciato l'allarme circa un attentato nei confronti del Pm Nino Di Matteo, che conduce anche le indagini sulla trattativa Stato-Mafia. Una persona ben informata sugli spostamenti del magistrato che segnalava anche i punti deboli del suo sistema di protezione annunciando l'intenzione di Cosa Nostra di ucciderlo.

Sostiene di essere stato a un passo dall'arresto di importanti boss latitanti come Bernardo Provenzano e Matteo Messina Denaro, ma di essere stato bloccato dai suoi superiori. Adesso, a distanza di anni, ha presentato un esposto alla Procura di Palermo. 

Gli episodi raccontati dal sottufficiale che è capo scorta di Nino Di Matteo, Pm del processo contro i vertici del Ros accusati di avere favorito la latitanza di Provenzano, si riferiscono al periodo fra il 2001 e il 2007. Masi afferma di avere condotto indagini, anche personali, per risalire al covo di Provenzano, poi arrestato nel 2006, ma di avere subito ostacoli e pressioni di ogni tipo. Un copione che si sarebbe ripetuto con Matteo Messina Denaro. Il sottufficiale, sentito come teste nell'ambito del processo contro il generale Mario Mori, non aveva fatto cenno in aula a questi episodi parlando invece del mancato sequestro del 'papello' contenuto nella cassaforte di Massimo Ciancimino. Una circostanza che gli sarebbe stata riferita da un altro carabiniere. Nel corso della stessa udienza aveva deposto anche il giornalista dell'Unità Saverio Lodato, contattato da Masi a giugno del 2006.

 "Venne a casa mia - ha raccontato Lodato - insieme a un altro carabiniere per dirmi che dovevano parlarmi di una cosa importante. Mi accennarono che erano a un passo dalla cattura di Messina Denaro e che i superiori volevano bloccarli". Il giornalista, che ha smentito Masi che aveva sostenuto di averlo cercato per raccontargli del mancato sequestro del papello, non diede credito ai due militari e lasciò cadere la cosa. Il sottufficiale è anche sotto processo per falso ideologico e materiale e tentata truffa, per aver chiesto l'annullamento di una multa subita con un'auto privata durante quelli che lui ha definito alcuni appostamenti per motivi di servizio. Nei giorni scorsi una lettera anonima ha lanciato l'allarme circa un attentato nei confronti del Pm Nino Di Matteo, che conduce anche le indagini sulla trattativa Stato-Mafia. Una persona ben informata sugli spostamenti del magistrato che segnalava anche i punti deboli del suo sistema di protezione annunciando l'intenzione di Cosa Nostra di ucciderlo.

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